Regionali, doppietta della sinistra. Ma l’accozzaglia funzionerà alle politiche?

Umbria ed Emilia-Romagna hanno visto trionfare la compagine rossa: un campanello d’allarme per il centrodestra (fino a un certo punto)

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Schlein Conte

Si chiude due a uno per il centrosinistra la tornata di elezioni regionali. Dopo la vittoria del centrodestra in Liguria, l’accozzaglia rossa si è imposta in Emilia-Romagna e Umbria. Nella prima regione Michele De Pascale ha ottenuto un successo schiacciante su Elena Ugolini: 56,7% a 40,1%. Nessuna sorpresa, nessuno avrebbe mai scommesso su un risultato diverso. Ben più aperta la seconda sfida, che ha visto prevalere la sindaca progressista di Assisi Stefania Proietti (51,7%) sulla governatrice uscente Donatella Tesei (45,5%).

Si tratta di un buon riscatto per la sinistra, che sognava il cappotto alle regionali ma tutto sommato può accontentarsi su un due a uno. Sia chiaro, non mancano i temi da approfondire, a partire dall’affluenza. Sì, perchè tra domenica e lunedì non c’è stata la folla ai seggi umbri o emiliani: in Umbria l’asticella dell’affluenza si è fermata al 52,30%, con uno scarto di oltre 12 punti percentuali rispetto alle precedenti regionali; in Emilia Romagna si è recato a votare soltanto il 46,42%, lontano anni luce da quel 67,67% di cinque anni fa. Numeri che dovrebbero fare riflettere, soprattutto in Emilia-Romagna.

Un altro fattore che va tenuto in considerazione è che l’accozzaglia di centrosinistra che si è presentata in Umbria e in Emilia-Romagna era a totale trazione Pd. Il partito di Elly Schlein ha ottenuto ottimi numeri in entrambe le regioni: in Emilia-Romagna supera il 42 per cento, con Avs al 5,2% e M5s al 3,5%. “Si profila un dato straordinario per il Partito democratico e questo conferma la responsabilità che ci sentiamo come perno di costruzione dell’alternativa a queste destre” l’immediata rivendicazione della segretaria dem, che si è detta “quasi commossa”, come se avesse vinto elezioni politiche ed europee con l’80 per cento di consensi.

Apporto inconsistente quello del Movimento 5 Stelle, che in Liguria si era contraddistinto solo per i veti a Italia Viva e per aver spinto il fondatore Beppe Grillo a non presenarsi alle urne. Altra batosta per Giuseppe Conte, che quasi comprensibilmente prova a restare attaccato al carro di Elly: “Tenuto conto che ogni territorio e ogni elezione è un discorso a parte, in questo caso abbiamo dimostrato che nonostante l’appoggio del governo e nonostante la posizione di vantaggio da cui partivano, il centrodestra si può battere con un progetto credibile e concreto”. Le vittorie alle regionali portano la firma piddina, con candidati nati sotto la regia dem sul territorio. Ma attenzione a pensare di poter rivoluzionare l’assetto a livello nazionale.

Nonostante la doppia sconfitta, il centrodestra ha tenuto botta. FdI e Lega hanno mantenuto i consensi, mentre Forza Italia ha raddoppiato i voti in entrambe le regioni. Il centrosinistra trov alchimie a livello locale, ma a livello nazionale certe ammucchiate sono improponibili: come si può trovare una sintesi tra Schlein, Fratoianni, Bonelli, Conte, Calenda e forse Renzi su temi come la giustizia, il Medio Oriente, l’Ucraina e il nucleare? Un asse destinato a implodere ancora prima di arrivare alle urne, come del resto è già successo alle ultime politiche, dove la balcanizzazione ha spianato la strada a Giorgia Meloni.

Le forze di maggioranza non possono comunque pensare di poter vivere di rendita. Se il governo inizia a traballare, gli italiani potrebbero cambiare idea e, turandosi il naso, votare l’alleanza dell’incoerenza.

Franco Lodige, 19 novembre 2024

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