Che il voto in Umbria ed Emilia-Romagna fosse un voto locale è fuori dubbio, come peraltro lo era stato il voto in Liguria, ma non saper interpretare i dati sarebbe un errore politico molto grave.
In entrambe le Regioni vincono i candidati di centrosinistra, Stefania Proietti in Umbria (poco sopra il 50%) e Michele De Pascale in Emilia-Romagna (intorno al 56%). Se la vittoria del centrosinistra in terra romagnola non era neppure in discussione (anche se il 40% per il centrodestra è un buon risultato), clamorosa è la sconfitta della presidente uscente Donatella Tesei in Umbria, data per vincente alla vigilia da tutti i sondaggi.
Il fatto che si possa perdere in Umbria, regione rossa da sempre, ci può pure stare, ma se si considera che cinque anni fa Tesei staccò di 20 punti percentuali il suo principale avversario, mentre ieri ha perso di circa 2 punti, è evidente che la sconfitta non è al fotofinish ma un fatto politico di non trascurabile rilevanza.
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Il dato delle liste è ancora più eloquente: il Pd in Umbria ottiene quasi il 30%, mentre in Emilia-Romagna sfiora il 42%. Crolla la Lega in Umbria, che dal 37% di 5 anni fa sprofonda a poco più dell’8% di ieri. Rispetto ai decenni passati la Lega ha ottenuto un buon risultato, ma rispetto a cinque anni fa ha subito una sonora sconfitta. Va molto bene il partito della Presidente del Consiglio, FdI, che si attesta intorno al 18% in Umbria (10 punti in più di cinque anni fa) e al 23% in Emilia-Romagna (15 punti in più rispetto al 2020). Un risultato che per gli ex di An, in una Regione rossa come l’Emilia, fino a qualche anno fa era impensabile. Bene anche Forza Italia, che supera seppur di poco la Lega in entrambe le regioni. Ma il vero vincitore di questa tornata è il Partito Democratico, il quale dimostra – al di là di tutti i limiti – di saper recuperare i consensi sui propri territori. Maluccio il M5S, che si ferma intorno al 4-5% in entrambe le Regioni, perdendo qualche punto percentuale rispetto alle elezioni precedenti.
Erano Regioni rosse. Ok. Ma in una di queste governava il centrodestra. È un campanello di allarme per il governo? In parte sì. Sicuramente non lo è per il momento su scala nazionale, dove il centrodestra resta maggioranza (vedesi le elezioni europee di giugno), ma sul piano regionale le prime avvisaglie si erano già viste in Liguria. E quando il prossimo anno si voterà in Campania e Puglia, con De Luca e Decaro in pole position, può accadere che il centrosinistra consolidi la sua forza elettorale al Sud, col Pd capace di resuscitare un moribondo come il M5S. Conte farà la fine che il Partito popolare italiano fece coi Democratici di sinistra, finendo per esserne divorato.
Al netto della scarsa partecipazione al voto, attorno al 50% in Umbria (-12%) e sotto il 50% in Emilia (-15%), le elezioni hanno dato un responso ben preciso: a dare le carte nella maggioranza resta la Presidente del Consiglio, nell’opposizione è Elly Schlein. Gli altri restano satelliti.
Paolo Becchi e Giuseppe Palma, 19 novembre 2024
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