Dopo quasi tre anni la maxi inchiesta sulla Fondazione Open è naufragata. Nessuna presunta irregolarità nei finanziamenti all’ente attivo tra il 2012 e il 2018 per sostenere l’ascesa e l’attivitа politica di Matteo Renzi, prima come sindaco di Firenze e poi come segretario del Pd. Questo quanto stabilito dal gup del Tribunale di Firenze, Sara Farini, che ha emesso una sentenza di non luogo a procedere nei confronti degli 11 imputati (a cui si aggiungevano 4 società), tutti scagionati da ogni reato contestato dalla Procura fiorentina.
“Letti ed applicati gli articoli 424 e 425 terzo comma 3 del Codice di procedura penale”, il giudice ha dichiarato “il non luogo a procedere nei confronti degli imputati in quanto gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”. Una sconfitta per il pubblico ministero Luca Turco e per il sostituto procuratore Antonino Nastasi, che avevano chiesto il rinvio a giudizio degli imputati, compresi gli ex ministri Maria Elena Boschi e Lorenzo Lotti, senza dimenticare gli altri due componenti del cosiddetto “Giglio magico”, ossia l’ex presidente della Fondazione Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai.
A tutti gli imputati era contestato il presunto reato di finanziamento illecito ai partiti: secondo la Procura la Fondazione Open era un’articolazione di partito riconducibile e funzionale all’ascesa politica di Renzi. All’ex ministro Lotti, invece, erano stati contestati anche due presunti episodi di corruzione per l’esercizio della funzione, prima come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e poi come ministro dello Sport. Si è conclusa così una delle pagine giudiziarie più dibattute degli ultimi anni, nei quali – ricorda Adnkronso – sono stati avviati e conclusi cinque procedimenti penali nei confronti dei due pubblici ministeri (tutti definiti con provvedimento di archiviazione), sono state presentate numerose interrogazioni parlamentari, si è pronunciata la Corte di Cassazione sui materiali sequestrati dai magistrati agli indagati, dando ragione agli imputati, e il Senato e la Camera hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale sollevando conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato per gli irregolari sequestri condotti dalla Procura che aveva violato le prerogative dei parlamentari.
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Il pm hanno contestato il reato di finanziamento illecito a Bianchi, Carrai, Lotti, Boschi e Renzi – i primi quattro componenti del consiglio direttivo di Open, l’ultimo come direttore – “perchè in concorso tra loro” avrebbero utilizzato la Fondazione come “articolazione politico-organizzativa del Partito democratico (corrente renziana)”, ricevendo “in violazione della normativa” sul finanziamento pubblico ai partiti contributi in denaro per un totale quantificato dalla procura in 3.567.562 euro provenienti dalle donazioni private dei finanziatori: 257mila per il 2014, 332.500 per il 2015, 1.420.988 per il 2016, 805.010 per il 2017 e 752.064 per il 2018. Secondo quanto affermato dalla Procura, il denaro sarebbe stato usato per fornire a Renzi, Lotti e Boschi “beni e servizi” di cui avrebbero fruito personalmente.
Una rivincita per Renzi, che ha immediatamente colto la palla al balzo per attaccare frontalmente il pubblico ministero Turco, che andrà in pensione per raggiunti limiti di età alla vigilia di Natale: “Al PM che mi ha accusato – Luca Turco, lo stesso che ha aggredito la mia famiglia – non ho niente da dire. Mi spiace solo che vada in pensione dopodomani senza pagare per le sue perquisizioni illegittime e per la sua indagine incostituzionale. Chi sbaglia paga vale per tanti italiani, non per lui”. Il senatore di Rignano ha ringraziato familiari, amici e conoscenti per il supporto ricevuto, rincarando la dose: “Volevano farmi fuori con una indagine farlocca. Non ce l’hanno fatta. Ripartiamo insieme. Ma non dimentichiamo che ci sono tanti cittadini innocenti che non possono difendersi. Continueremo a fare politica anche per loro. Con il sorriso e senza vendette. Ma con la certezza che oggi ha perso il giustizialismo e ha vinto la giustizia. E chi mi aggredisce con indagini, norme, campagne ad personam non mi fa paura. Anzi, mi rende più forte”.
Grande soddisfazione anche per la Boschi: “Finisce l’incubo. Dopo anni di sofferenza silenziosa oggi si chiude la pagina di Open: sono stata prosciolta. Da avvocato conoscevo l’assurdità delle accuse. Da parlamentare ero certa della correttezza del nostro operato. Ma da donna ho sofferto molto, quasi sempre in silenzio”. Solidarietà e vicinanza dal mondo renziano, che ha denunciato la “persecuzione politica cieca e feroce” contro il leader di Iv e i suoi più stretti collaboratori. L’unica certezza è che l’inchiesta, dopo due anni e otto mesi di udienza preliminare, è deflagrata.
Franco Lodige, 19 dicembre 2024
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