Si può menare il torrone con la svolta green e solcare i cieli coi jet privati, personali. Si possono predicare i valori più alti e nobili, tutti nell’alone dell’armamentario democratico, e poi cercare la pietra filosofale senza andar per il sottile, anche per satrapie e regimi assoluti. Renzi sa meglio di altri che quello che conta è il soldo, è il restare a tutti i costi nella scia della notorietà, il “purché si parli di me” che poi si tramuta in soldo: se ci sono altri scopi, altri intenti purissimi, chiediamo scusa, non li abbiamo visti. Tutto questo viene chiamato riformismo quando è se mai l’eterna lotta di classe alla buona, uscire dalla mediocrità, sistemarsi in tempo per la vecchiaia. Cioè quello che la sinistra addebita sempre a tutti tranne che a se stessa.
Da cui il solito chiudersi all’angolo dei nostalgici, dei massimalisti: ah, questa non è la vera sinistra, questo è il tradimento della vera sinistra. Ma quale sarebbe quella vera? Quella del 1921? Dei Togliatti e dei Secchia? L’altra del Berlinguer che predicava questione morale e intanto occupava il parastato e anche la Rai? Nessuno fra gli inconsolabili che sia mai sfiorato dall’atroce sospetto: ma se la vera sinistra fosse stata quella e oggi fosse questa, sua discendente naturale? In attesa che qualcuno spieghi finalmente dove starebbe questa sinistra vera e bella, disinteressata, dalle ali nobili, bisogna accontentarsi del venditore di parole fiorentino: Bomba o non Bomba, è arrivato a Riad e poi, subito, da Mattarella a illustra i suoi garbugli, le sue astuzie calandrinesche. Fin che glielo fanno fare…
Max Del Papa, 29 gennaio 2021