Lungi da noi (da me che scrivo, e soprattutto dalla pagina di Nicola Porro che mi ospita) qualunque logica di pauperismo, di esaltazione della finta modestia, di demonizzazione della ricchezza e del denaro come “sterco del diavolo”.
Al contrario, senza scomodare l’etica protestante e lo spirito del capitalismo, va sempre rivendicata come una benedizione – per l’individuo e per la società – la creazione di ricchezza, la ricerca del benessere, il miglioramento della propria posizione come contributo che ciascuno può dare a se stesso e a chi gli sta intorno.
La signora Thatcher vinse (e rivinse, e stravinse) proprio perché seppe rivolgersi agli “aspirational voters”, cioè a quel ceto medio (e medio-basso) che voleva crescere, comprarsi una casa, migliorare la propria condizione.
Detto questo per evitare equivoci (e per presentare i documenti liberali…in regola), occorre però evitare di commettere l’errore di segno opposto: offendere gratuitamente chi è in difficoltà, avere il tono sprezzante di chi non comprende la situazione delicata in cui si trova un segmento sempre più ampio di popolazione.
Tutto questo per suggerire (sommessamente) a Maria Elena Boschi di smetterla con i tweet in cui evoca la “vita in vacanza” per i percettori del reddito di cittadinanza, a Matteo Renzi di evitare video dal motoscafo mentre sembra irridere le misure anti-povertà, e alle opposizioni di smetterla di usare la parola “divano” per chi è disoccupato.
Sicuramente mi sbaglio, ma non ricordo un solo caso nella storia della politica occidentale in cui offendere gratuitamente alcuni milioni di persone abbia generato consenso e fortuna.
Ci sono mille motivi per essere contrari al reddito di cittadinanza, o per avere dubbi fondati, o per dissentire rispettando tuttavia il diritto dei vincitori delle elezioni a realizzare il proprio programma. Ed è sempre consigliabile incalzare, suggerire, monitorare, incoraggiare le cose funzionanti e denunciare quelle inefficienti. Ma tutto questo si può fare senza umiliare nessuno. Non è difficile, anche per un Pd perso nei vicoli di Capalbio.
Daniele Capezzone, 21 gennaio 2019