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Report segreto: “Biden sarà liquidato”

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A quanto pare per Joe Biden questa sarà la prima e ultima tradizionale caccia alle uova nel giardino della Casa Bianca. È la previsione contenuta nei report riservati che circolano da settimane nelle cancellerie e nei servizi segreti di mezza Europa. Tutto strictly confidential, ma sembra proprio che la fine anticipata del suo mandato sia stata decretata, confermando così che l’America non è un Paese per vecchi.

Si manderà dunque in letargo “Sleepy Joe” per accelerare la spettacolare corsa alla presidenza Usa della nuova star dei media: Kamala Harris, 57 anni, nata a Oakland da madre indo-americana immigrata da Chennai e padre di origine giamaicana. È il XXV emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America che disciplina i casi in cui, a seguito di vacatio o inabilità del Presidente, subentra il suo vice. E, in effetti, nei primi cento giorni, Joe Biden ha dato più di qualche segnale di non essere più “compos sui”, con esternazioni che hanno fatto tremare il mondo. Nella storia, il passaggio di poteri al vicepresidente è avvenuto nove volte, di cui le ultime due nei casi, ben diversi in realtà, dell’assassinio di John Kennedy nel 1963 e delle dimissioni di Richard Nixon nel 1974.

Resta da capire se sarà lo stesso Biden a passare la mano volontariamente o se toccherà a Kamala, con la maggioranza dei quindici principali membri del governo americano, dichiarare la sua incapacità di assolvere ai doveri della presidenza. In entrambe le eventualità, i poteri conferiti alla Harris sarebbero pro tempore, con Biden che potrebbe riappropriarsene in qualsiasi momento. Definitivo e irrevocabile, invece, lo scenario nell’ipotesi di eventi drammatici o di dimissioni volontarie, in seguito alle quali Kamala diventerebbe, a tutti gli effetti, Presidente degli Stati Uniti e non soltanto “facente funzioni”. Gli indizi portano ad una certa disponibilità di Biden ad andare ufficialmente in pensione, accontentandosi del ruolo di “Presidente emerito”, visto che già oggi consente alla sua numero due di partecipare agli incontri più riservati nello Studio Ovale e nella “Situation room”, dove vengono discussi i casi gravi e le emergenze.

Che Kamala svolga già, de facto e negli atteggiamenti, le funzioni di Commander in Chief, si è visto con l’ultima nomina di “Inviata Speciale per l’immigrazione” per gestire la patata bollente dei “lager” al confine con il Messico. Anche nei rapporti con l’Europa, è stata lei la prima a debuttare al Parlamento Ue con un videomessaggio alla giornata internazionale della donna dell’8 marzo, mentre è di oltre quindici giorni dopo il collegamento di Biden alla teleconferenza per il Consiglio europeo del 25 marzo. E il Covid-19 sta sicuramente aiutando Biden, risparmiandogli viaggi altrimenti poco sostenibili alla sua età. Sebbene con l’Europa la frattura potrebbe essere ben più profonda dell’armonia che si vuole far credere, vista la rivalità latente tra Stati Uniti e Germania sulle telecomunicazioni e sui tracciati del gas.

Ed è così che anche la tesi dell’abdicazione di Biden verso poteri temporanei alla Harris, inizialmente considerata sconveniente da chi ha in mano il dossier, appare sempre meno peregrina. Le prime uscite del presidente Usa tradiscono la sua indole di “uomo della Guerra fredda”. D’altronde, è quello il contesto in cui è politicamente cresciuto, con una visione esclusivamente antisovietica del mondo, mentre oggi è la Cina ad essere considerata il pericolo numero uno.

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