Commenti all'articolo Repubblica (sbugiardata da un precario) fa la morale a se stessa
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giupor
7 Settembre 2021, 22:58 22:58
Chiedete a una serie di ex dipendenti de La Stampa, tra cui programmatori, operatori e sistemisti spinti “gentilmente” fuori, anche con argomenti poco chiari, nel momento della riorganizzazione del gruppo GEDI, con la scusa di sinergie tra le due testate. Sindacati zitti e complici.
Ho frequentato gli ambienti di Repubblica ai tempi di Scalfari, come entravi respiravi un’aria di perbenismo, buonismo, superiorità del tipo “noi siano noi, voi siete un c…”, non solo nella redazione ma anche tra i tecnici. Forse era solo una mia ipersensibilità e avversità al buonismo di facciata, mah.
Valter Valter
7 Settembre 2021, 20:50 20:50
Ricorda la Grande Beffa di Livorno dove quattro ragazzi incisero alcune pietre col Black & Decker, le buttarono a fiume e finsero di trovarle per caso prendendo per il sedere tutta la schiera degli spocchiosi storici dell’arte, convinti che fossero sculture incompiute di Modigliani, finché i ragazzi non confessarono che si trattava di uno scherzo: carriere accademiche senza merito e faticosamente costruite finirono nel cesso, come dovrebbe essere anche per giornalisti quali lo spocchioso Merlo, nomen omen. Ahahahah !
Fabio Bertoncelli
7 Settembre 2021, 18:58 18:58
I pifferai di Repubblica andarono per suonare e finirono suonati.
giorgiop
7 Settembre 2021, 18:22 18:22
Da addetto ai lavori, mi pare che il trafiletto del Tobia sia scarno per capire dove e come esattamente il datore di lavoro ha tenuto un comportamento da pirata.
Diciamo che ci sono delle incongruenze nella descrizione dei fatti.
Chiedete a una serie di ex dipendenti de La Stampa, tra cui programmatori, operatori e sistemisti spinti “gentilmente” fuori, anche con argomenti poco chiari, nel momento della riorganizzazione del gruppo GEDI, con la scusa di sinergie tra le due testate. Sindacati zitti e complici.
Ho frequentato gli ambienti di Repubblica ai tempi di Scalfari, come entravi respiravi un’aria di perbenismo, buonismo, superiorità del tipo “noi siano noi, voi siete un c…”, non solo nella redazione ma anche tra i tecnici. Forse era solo una mia ipersensibilità e avversità al buonismo di facciata, mah.
Ricorda la Grande Beffa di Livorno dove quattro ragazzi incisero alcune pietre col Black & Decker, le buttarono a fiume e finsero di trovarle per caso prendendo per il sedere tutta la schiera degli spocchiosi storici dell’arte, convinti che fossero sculture incompiute di Modigliani, finché i ragazzi non confessarono che si trattava di uno scherzo: carriere accademiche senza merito e faticosamente costruite finirono nel cesso, come dovrebbe essere anche per giornalisti quali lo spocchioso Merlo, nomen omen. Ahahahah !
I pifferai di Repubblica andarono per suonare e finirono suonati.
Da addetto ai lavori, mi pare che il trafiletto del Tobia sia scarno per capire dove e come esattamente il datore di lavoro ha tenuto un comportamento da pirata.
Diciamo che ci sono delle incongruenze nella descrizione dei fatti.