“Resta a casa, guida piano”: l’Europa sforna il breviario anti Putin

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Sacrificarci per l’Europa. Sacrificarci per l’euro. Sacrificarci per la crisi finanziaria. Sacrificarci per lo spread. Sacrificarci per il terremoto. Sacrificarci per il Covid. Sacrificarci per l’Ucraina. Sacrificarci per l’Europa, perché “è lei che ce lo chiede”. Così il cerchio è chiuso. Gli inetti, gli insetti, le cavallette di Bruxelles dal caldo delle loro stanze surriscaldate dettano la linea per far fronte al caro energia: morite, questa la strategia. Morite schiavi, che tanto siamo troppi e se non lasciate eredi è meglio.

Le raccomandazioni del falansterio eurocazzone sono sconfortanti, deprimenti per pochezza logica e praticabilità sociale; in più, sono stantie come Greta, miscuglio tossico di finto buon senso e infantilismo ideologico: le solite smanettate alla caldaia, l’auto “responsabile”, cioè imbarcarne 15 in una utilitaria, tipo le sfide demenziali di Mai dire Banzai; censurarsi su termosifoni e condizionatori, per esempio non più di 5 gradi in inverno e 42 in estate: con queste precauzioni, che ricordano l’allenamento di Rocky in Siberia per sfidare Ivan Drago, a tremare sarà Putin, certamente: noialtri saremo già stecchiti.

“Fare la nostra parte” è l’euromantra che tradisce una voglia matta di controllo e di uomo nuovo, tipica di tutte le dittature e quindi anche di quella Unionista, con la scusa del risparmio: andate piano in autostrada, tipo 45 all’ora su tratte di 800 km, non usate la macchina la domenica, e ci voleva Ursula a dircelo, usate i mezzi pubblici, poi se per esempio a Roma bruciano con voi dentro si può immagazzinare energia termica. Bene anche i monopattini elettrici, che saranno pure giocattoli mortali di fabbricazione cinese ma sai la libidine sfrecciare da Lambrate a Rho quando piove. E il treno al posto dell’aereo, mi raccomando, con il che il comparto precipita, però in compenso salta il sistema di rifornimento elettrico che alimenta l’alta e la bassa velocità ferroviaria, così stiamo “co le pezze ad culo” peggio di prima. L’unione Europea è deficiente. Certi consigli sono da disagiati, nel senso di chi li fornisce: per tragitti brevi, tipo 600 metri, andate a piedi o in bici. No, piglio una petroliera.

Ma la feccia del provvidenzialismo energetico, la leggendaria Ue la concentra nell’invito al lavoro da casa, detto smart working, che è quello che ha originato sindromi, depressione, 8 milioni sulla soglia dell’alcolismo e quasi uno già dentro fino al collo, manie di persecuzione, miraggi, solitudini, pulsioni suicide. Andate a chiedere a un insegnante come sta dopo due anni di Dad, maledetti.

Il tutto per l’umiliazione di risparmiare, messo insieme ogni sacrificio “responsabile”, meno di trecento miserabili euro l’anno a famiglia. Venti al mese. Se siamo ridotti così, tanto vale farci fuori in massa: non è vita. Le testate del servilismo democratico riassumono questa nuova economia modello Calcutta con lo slogan: come risparmiare denaro, ridurre la dipendenza dall’energia russa (sic!), sostenere l’Ucraina e salvare il pianeta. Altro? Ah, sì: converrebbe anche farsi la doccia in gruppo, tutti “co la spada de fori”, o al limite non lavarsi affatto, centro sociale style, e poi dire beccati questo Putin, come invitava a fare quell’altra megera della Vestager.

Cialtroni maledetti. Manteniamo una pletora di eurocialtroni, tutti leccati, scaldati, rinfrescati, da nessuno eletti e da nessuno controllati, già eliminare quelli sarebbe un gran risparmio. Tanto più che se avessero per tempo provveduto a trovare risorse per canali alternativi, anziché occuparsi di asparagi transgender, non saremmo a questo punto. Ma c’era da dar retta a una disagiata con le trecce che prestava la faccia a speculazioni colossali. E poi c’era la signora Cancelliera che più obbligava gli altri a obbedire alla Ue e più sinceramente se ne sbatteva e trescava pro domo sua.

Adesso siamo ai primi bollettoni letali ma attenzione, la guerra c’entra poco, è tutta roba di primo inverno, quando già di parlava di rincari traumatici. E se ne parlava anche perché, ma questo non ce l’avevano detto, l’Eni già da ottobre aveva allertato l’intero comparto energetico della inevitabile invasione russa dell’Ucraina in febbraio, riprendendo un rapporto riservato degli Stati Uniti. Ma si preferì dire che era la solita fake news dell’America imperialista, e, in Italia, il sofisticato supertecnico scelse di puntare sulla vaccinazione coatta col ricatto mafioso del greenpass.

Mesi persi, e adesso vengono a dirci di fare la nostra parte per salvare l’Ucraina, cioè il pianeta. E inevitabilmente sale il sospetto che a questi fini strateghi faccia comodo così, un altro lockdown di fatto, non dichiarato ma imposto: chi sta al limite non protesta, chi rabbrividisce d’inverno e rantola in estate, e per di più paga l’impossibile per questa agonia, è troppo impegnato a sopravvivere per rompere i coglioni con la democrazia. La nostra parte sarebbe di farli volare tutti dalla finestra, qui come a Bruxelles, a cominciare da chi ce lo viene a dire. Sai l’energia.

Max Del Papa, 23 aprile 2022

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