D’altra parte, viene da rivolgere una domanda a Rezza: a chi si rivolge, quando dice che “dobbiamo essere pronti”? A noi? È un modo per convincerci ad accettare docilmente la “nuova normalità”, fatta di richiami vaccinali eterni, mascherine e capienze limitate, o magari da chiusure intermittenti, se no, addirittura, da lockdown riservati ai soli non vaccinati, come immagina di fare l’Austria? Forse, Rezza dovrebbe rivolgersi anzitutto a se stesso: è lui il direttore della Prevenzione al ministero della Salute. Ci pensi lui, allora, a prevenire, a trovare i modi per evitare che, prossimamente, siamo di nuovo costretti a subire abusi via Dpcm, o a sorbirci i caroselli televisivi di virostar più o meno qualificate. In emergenza devono viverci loro, che hanno responsabilità, incarichi e relativi stipendi. Non noi.