Dati e circostanze che suggeriscono il disperato dovere di affrontare e superare molti mali della scuola di oggi. Innanzitutto la pedagogia ideologica volta ad occultare i limiti e le mancanze dell’alunno, per illuderlo che non serva lo sforzo di affrontare strade tortuose, spesso in salita, per superarli. Poi la messa in mora della trasmissione del sapere, e della costruzione di quegli strumenti per comprendere dove siamo e soprattutto dove possiamo andare e dove no. Anzi, soprattutto dove non possiamo, visto che la demolizione della meritocrazia e la beata illusione che tutti siano in grado di fare tutto hanno generato veleno dell’ “uno vale uno”.
Grattar via quella visione in cui talento non è concepito come un faro, un fattore anche di trascinamento per chi non lo ha e tuttavia può essere stimolato a migliorarsi, ma come un qualcosa da nascondere nel cassetto per non rovinare la favola dell’egualitarismo didattico. Insomma, è arrivato il momento di spegnere l’interruttore all’eterno ’68 e solo il centrodestra può intestarsi una proposta vera e ben costruita in tal senso. O adesso o mai più.
Pietro De Leo, 27 novembre 2020