“Finora i Green pass hanno funzionato – ritiene il professore – ma sono convinto che, per la stagione invernale che ci costringe più al chiuso e a contatto con gli altri, bisognerebbe rivederne la concessione limitando le libertà legate al green pass solo ai vaccinati e ai guariti dal Covid”. Avete capito? In pratica, neppure pagandosi un test un non vaccinato potrebbe uscire di casa. Visto che ormai senza lasciapassare non si può far nulla (lavorare, andare al cinema, mangiare al ristorante, ecc ecc), impedire di ottenere il green pass effettuando un tampone significherebbe togliere ai no vax la possibilità di vivere. Un piccolo passo verso quel “lockdown” mirato evocato da Abrignani.
Come abbiamo detto più volte: si scende all’inferno a piccoli passi. Oggi tolgono il diritto al lavoro, domani “le libertà” in generale se non ci si vaccina. Attenzione: nessuno di noi è contro il siero, lo ribadiamo. Ma se lo Stato lascia libertà di scelta non può poi surrettiziamente costringere i cittadini a inocularselo minacciando di rinchiuderli in casa senza lavoro e senza socialità. Ricciardi, è chiaro, non la pensa così: “Chi non è vaccinato – insiste – può accedere ad alcuni luoghi o usare alcuni servizi come i trasporti a lunga percorrenza anche mostrando il tampone effettuato 48 ore prima. Sono dell’idea, invece, che il tampone sia il punto debole del sistema. Non assicura la protezione e la non trasmissione del virus, se non al 30%. Ecco perché gli accessi ai luoghi pubblici o a quelli di lavoro andrebbero limitati solo ai vaccinati con green pass, escludendo la possibilità a chi ha un tampone valido”.