Qualcuno sostiene che quando Walter Ricciardi parla è quasi come se si esprimesse lo stesso Roberto Speranza. In fondo del ministro delle Chiusure, pardon, della Salute, Ricciardi ne è il consigliere (fidato). Dunque è naturale porre una certa attenzione alle sue riflessioni, soprattutto quando riguardano altre future restrizioni. Siamo vaccinati, abbiamo il green pass e tutto il resto? Per Ricciardi potrebbe non bastare: “Con i virus non si può mai dire mai – ha detto oggi – Nel momento in cui emergesse una variante ancora più contagiosa della Delta sarebbe inevitabile prendere delle misure”.
A questo punto, gesti apotropaici sono il minimo sindacale. Scaramanzia. Se infatti lo scienziato ammette che “al momento, con questa variante e con le attuali misure che abbiamo preso, mi sento di escludere un nuovo lockdown generalizzato”, sul futuro non può dare sicurezze. E vista la facilità con cui il ministro Speranza ha disposto zone rosse e similari, il rischio di trovarsi nuovamente ristretti appare concreto. Avere il 75,3% della popolazione over 12 non vaccinata, dice infatti Walter, non esclude “che in determinate circostanze, con determinati focolai, si possano prendere delle misure locali, non generalizzate”.
Il consigliere di Speranza s’è pure occupato di altro, ovviamente. Ha biasimato gli 800mila “no vax irriducibili” e catechizzato “il resto delle persone esitanti” che “hanno paura” e “sono fuorviate da una serie di notizie false”. Queste persone per Ricciardi “vanno convinte”. Come? Con l’informazione, certo. Ma anche “spinte attraverso il green pass”. Tradotto, diciamo noi, surrettiziamente obbligate. Qualora poi non dovessero convincersi proprio tutti, perché magari scelgono di pagarsi i test molecolari ogni 2-3 giorni, l’idea di Ricciardi è quella di far cessare “l’attribuzione del green pass con i tamponi”. In pratica il lasciapassare verrebbe garantito solo ai vaccinati e ai guariti “che siano certamente protetti”, togliendo a chi legittimamente sceglie di non farsi inoculare il siero anche la scappatoia (costosa) di tamponarsi periodicamente. Il principio avrebbe anche un senso (“il test molecolare è affidabile però in 72 ore può succedere di tutto”), ma pecca di due falle: primo, nemmeno il siero ha efficacia al 100%, dunque neppure sul green pass di un vaccinato si può mettere la mano sul fuoco; e secondo, renderebbe di fatto impossibile ai non vaccinati un po’ di vita sociale minima. Costringendoli, stavolta sì, a prendersi un farmaco che non desiderano. Perché allora non decretare direttamente l’obbligo vaccinale?