Paolo Isotta ha avuto una vita felice e piena, anzi – come dice lui stesso con una giusta avversativa nelle sue memorie La virtù dell’elefante – “una vita straordinariamente felice ma anche piena”. Gli piaceva stare in compagnia e fare il capobanda. Una sera a Benevento, alla trattoria da Nunzia, eravamo una decina e più o meno tutti mezzo ubriachi. La signora Nunzia è abituata, con insieme piglio e gentilezza, ad essere la padrona di casa, ma quella sera non ci fu verso: doveva comandare, anzi, “dirigere” Paolo e così la locandiera, dopo aver rischiato prima uno scontro fisico col maestro, capì che doveva cedere il passo e Isotta, che disse peste e corna di Antonio Pappano, fece il mattatore fino a notte fonda, come se fosse stato ispirato insieme dal suo amato Schonberg e Pulcinella.
Giancristiano Desiderio, 13 febbraio 2021