L'inattuale

Ridicolo pacifismo

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Non c’è niente di più ridicolo del pacifismo in tempi di crisi. Un fenomeno attualissimo, che quindi noi aborriamo, ma che purtroppo si ripresenta ciclicamente in forme ora ingenue ora raccapriccianti. L’ultima manifestazione di questa degradazione della politica sono le parole della segretaria del Pd, la quale ha inteso evitare di inviare armi ad Israele per impedire che esse possano dare forma a dei crimini di guerra.

Fin dal momento in cui gli ominidi, come ben documentato da Stanley Kubrick, hanno imparato a colpire i loro nemici con i bastoni che raccattavano nelle valli agli albori del genere umano, le armi sono sempre state usate per ferire e uccidere.

Servono a questo. Ma proprio per questo, attraverso esse è anche possibile difendersi e colpire chi ci vuole davvero male. Ammesso e non concesso che Israele abbia bisogno delle nostre armi, il loro invio ai soldati dello stato ebraico è un gesto attraverso cui si condivide, idealmente, la loro battaglia contro chi nega loro il diritto di esistere. I conflitti, lo diciamo per le anime belle, si risolvono in genere con le armi e, si spera, distruggendo il proprio nemico. Sorgerebbe facile il paragone con l’Ucraina: perché a Kiev sì e a Tel Aviv no?

Forse che gli ucraini non usano gli armamenti che gli inviamo per uccidere i russi e difendersi? La guerra a Gaza è parte di una strategia per sconfiggere un tremendo nemico o una guerra di sterminio? Il diritto internazionale è materia inerte, malleabile a seconda delle interpretazioni, spesso di vinti e vincitori, delle potenze che prevalgono sugli inermi. Inutile affidarsi ad esso per dirimere conflitti così drammatici. La diplomazia funziona solo se si è consapevoli che dall’altra parte i cannoni sono pronti a sparare. Altrimenti, si parla a vuoto.

Opporre un infantile e piagnucoloso pacifismo alla drammaticità di un conflitto tra due mondi in guerra è una espressione di insipienza politica che rattrista e sconvolge. Il motore della Storia è, in genere, il conflitto.

Gli Stati, i continenti che li raggruppano, le culture, si generano il più delle volte “contro” qualcosa o qualcuno. In opposizione a forze contrastanti. Attraverso il conflitto è possibile trovare un equilibrio. Il grande storico belga Henri Pirenne riteneva che senza le invasioni dei musulmani il Medioevo non sarebbe mai iniziato.
Pensate che volto avrebbe oggi l’Europa se a Vienna nel 1683 o a Lepanto nel 1571 o a Poitiers nel 732 chi si trovava a fronteggiare l’invasione islamica si fosse rifiutato di distribuire armi ai soldati cristiani.

È ora che le anime belle capiscano che la politica è un’altra cosa e che il pacifismo, in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo è niente. Assolutamente niente.

Francesco Teodori, 22 gennaio 2024

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