Ama ha il doppio dell’assenteismo delle municipalizzate in Italia, ma invece di contrastare il fenomeno si decide di dare un premio per far fare ai dipendenti quello che dovrebbero già fare a termini di contratto. Quattro anni fa l’assessore alle Partecipate della Giunta Raggi, Massimo Colomban, aveva quantificato in 1.800 su 7.500 il numero di dipendenti inabili al lavoro in Ama. Se fosse stato vero, perché sono ancora dipendenti? Non risulta che siano stati disposti controlli speciali: l’ex ad Ama, Stefano Zaghis, disse di voler “assoldare” degli ispettori, rinunciando alle procedure ordinarie, ma nei fatti nulla è accaduto. Anzi, si sono spesso dovuti acquisire servizi in subappalto, aumentando i costi a carico del Comune.
Gestione indecente
È appena il caso di ricordare che alcuni dipendenti dell’azienda sono stati rinviati a giudizio per una presunta truffa su “false cremazioni”, e altri invece sono stati denunciati, essendo stati scoperti a forzare gli impianti di rifornimento nelle officine e nei depositi dell’azienda, rubare carburante, riempire taniche e usarlo per le proprie auto o venderlo. Questo è il panorama delle relazioni in azienda. Potrebbe anche scatenarsi uno sgradevole effetto domino.
La strategia adottata all’Ama, oltre a suggerire un’indecente gestione del servizio, rischia di essere un cattivo esempio per altre società “municipalizzate”: gli 11 mila dipendenti di Atac, perché non dovrebbero chiedere un analogo trattamento?
Antonio Mastrapasqua, 22 novembre 2021