Venti minuti che valgono trent’anni. Potremmo sintetizzare così la decisione assunta quest’oggi dal Consiglio dei ministri di approvare lo schema di disegno di legge costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare. Via libera dunque a un pacchetto di norme che potrebbero segnare una svolta epocale per il nostro paese in tema di Giustizia, talmente tanto da indurre l’Associazione nazionale magistrati a convocare una riunione d’urgenza un attimo dopo aver appreso la notizia dell’approvazione del provvedimento. E già di per sé questo la dice lunga sulla reale portata della decisione.
Il testo della riforma approvato in Consiglio dei ministri contiene infatti, tra l’altro, la tanto attesa, ed evidentemente anche molto temuta, norma inerente la separazione delle carriere dei magistrati, una misura atta a garantire una giustizia più equa ed efficiente, che tuttavia è bastata per seminare il caos all’interno del sindacato delle toghe, che, per bocca del suo presidente, Giuseppe Santalucia, ha ribadito la ferma contrarietà dei magistrati alla riforma. Il disegno di legge studiato dall’esecutivo, infatti, oltre a prevedere la separazione delle carriere, si propone di neutralizzare le correnti interne alla magistratura attraverso il ricorso al sorteggio secco per l’elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura.
La “degenerazione correntizia”, di cui ha avvedutamente parlato il Guardasigilli Carlo Nordio, ha infatti generato nel tempo tutta una serie di anomalie che hanno finito col gettare discredito sull’operato dei giudici, ragione per cui, un intervento in tal senso gioverebbe non soltanto alla politica, ma anche alla stessa magistratura per riacquistare credibilità dinanzi agli occhi del cittadino e al paese nella sua interezza. Peccato solo che i magistrati non siano dello stesso avviso. Gli stessi, infatti, intravedendo già ridimensionato il loro peso specifico, minacciato dalla sfrontatezza di un esecutivo di centrodestra reo di aver messo in discussione una leadership apparentemente inscalfibile fino a poche ore fa, alzano ora le barricate nell’intento di boicottare la riforma.
Giorgia Meloni però non demorde, e va dritta per la sua strada con coraggio e determinazione, consapevole degli impegni assunti con i cittadini, verso un percorso di riforma fondamentale per ristabilire nel paese il giusto equilibrio tra i poteri dello Stato infrantosi ormai trent’anni or sono con le inchieste di Mani pulite.
Salvatore Di Bartolo, 29 maggio 2024
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