Economia

Riforma fiscale: care imprese, ecco cosa dovete fare ora

Il governo approva il decreto sulla riforma del fisco. I sindacati (al solito) si ribellano. Ma sbagliano

Economia

Giorgia Meloni inizia a fare sul serio e con la riforma Irpef sembra determinata a migliorare la condizione economica dell’Italia. Dal mio punto di vista, il governo, veicolando grandi risorse verso un netto cambio di paradigma fiscale, punta a contrastare il fenomeno dei bassi salari con la finalità di rinvigorire l’economia reale. Infatti, stando all‘Osservatorio Inps pubblicato a dicembre, complice il precariato diffuso che riduce le giornate lavorate il reddito medio annuo da lavoro dei lavoratori dipendenti e autonomi tra i 20 e i 24 anni si è fermato nel 2021 a 11.875 euro per i ragazzi e ancora meno, 7.948 euro, per le ragazze: in media 9.911. Contro una soglia di povertà assoluta che secondo l’Istat è di circa 10.200, in un’area metropolitana del Nord Italia. Nella fascia tra i 25 e i 29 anni si sale (si fa per dire) a 15.629 euro medi di reddito imponibile da lavoro. Insomma: fino ai 30 anni non si arriva nemmeno ai fatidici mille euro al mese con tredicesima.

I dati allarmanti sui redditi italiani

Gli over 50, che sono ormai arrivati a rappresentare quasi il 40% degli occupati, ne guadagnano
mediamente oltre 26mila l’anno, cosa che porta la media generale a 22.588 euro. Fuori busta a parte, ovviamente. La media nasconde situazioni ancora più drammatiche. Gli oltre 220mila ragazzi tra i 20 e i 29 anni che hanno firmato un contratto di lavoro intermittente o “a chiamata”, che significa mettersi a disposizione e in caso di mancato utilizzo ricevere solo una modesta indennità, hanno preso nel 2021 una media di 2mila euro totali.

Per approfondire

Nel settore dello spettacolo, che comprende dagli attori e sceneggiatori agli scenografi e parrucchieri di scena, gli under 29 hanno percepito sempre nel 2021 poco più di 2.700 euro all’anno, dicono sempre i dati dell’istituto previdenziale. Redditi spesso integrati da “lavoretti” stagionali nella ristorazione e nel turismo. Per quello che vale, visto gli stagionali di ogni età hanno guadagnato 6.400 euro medi in tutto il 2021 e lo stipendio medio nel comparto alloggio e ristorazione, indipendentemente dal contratto, non arriva a 8000 euro.

Alla luce di questi dati, Giorgia Meloni risponde con proposte pronte ad invertire questo nefasto quadro economico. Secondo quanto riportato dal Sole 24 ore le ipotesi tecniche sul tavolo sono più di una. Quella che sembra avere maggiori estimatori al governo accorpa i primi due scaglioni estendendo fino a 28mila euro di reddito lordo annuo l’aliquota del 23% che oggi si ferma a 15mila euro per alzarsi al 25% sui redditi superiori. Il resto del panorama Irpef rimarrebbe invariato chiedendo il 35% fra 28mila e 50mila euro e il 43% sopra.

Le imprese generano ricchezza

Il primo vantaggio di questo intervento è il costo tutto sommato ridotto, e calcolato al ministero dell’Economia nell’ordine dei 3-4 miliardi. Come è intuibile, il vantaggio diretto più immediato andrebbe ai redditi fra 15mila e 28mila euro, che oggi occupano il secondo scaglione e scendendo nel primo si vedrebbero tagliata l’imposta di due punti. Come sempre accade quando si interviene sulla curva dell’imposta sui redditi, l’effetto si estenderebbe anche alle fasce più alte che sentirebbero lo sconto sulla fascia di reddito interessata dal cambio di aliquota. Con questa innovazione le imprese non avranno più scuse e potranno utilizzare le nuove energie finanziarie per aumentare gli stipendi e creare nuove assunzioni. L’incremento dei salari comporta in modo diretto una ripresa economica e favorisce lo scambio di beni e servizi.

Le critiche dei sindacati (e la risposta della Melon)

La vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, è netta nel bocciare l’incontro a Palazzo Chigi sulla riforma fiscale, tenutosi nel pomeriggio del 14 marzo. La sindacalista lamenta innanzitutto il mancato coinvolgimento, mentre sottolinea di “non essere d’accordo né sulla riduzione delle tre aliquote, perché va a favorire i redditi alti e altissimi, né sulla flat tax, che è fuori dalla dimensione della progressività prevista dalla Costituzione. Cgil, Cisl e Uil sono pronte a valutare iniziative di mobilitazione se il governo non darà risposte alle rivendicazioni e alle priorità indicate dai sindacati sulla riforma fiscale”. Di parere opposta invece la Ugl, che per bocca del segretario generale Paolo Capone fa sapere che “la riforma del fisco delineata dal governo rappresenta un passo in avanti significativo e va nella direzione auspicata dall’Ugl. La semplificazione dell’Irpef è sicuramente un obiettivo cui tendere, per permettere ai cittadini di avere
un maggiore reddito disponibile”.

Il governo ha risposto con una nota: “Le tempistiche, annunciate dai rappresentanti del governo ai sindacati prevedono l’adozione dei decreti delegati — che conterranno la disciplina attuativa dei principi espressi nella delega — entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della Legge delega. I rappresentanti dell’esecutivo hanno assicurato alle sigle sindacali presenti ‘massima apertura al dialogo e al confronto durante tutto l’iter parlamentare’ di approvazione della delega e dei successivi provvedimenti attuativi. Nel complesso, la riforma mira a favorire il lavoro dipendente, con l’obiettivo prioritario di aiutare le famiglie, i giovani e le donne, ridurre la pressione fiscale per le aziende, aumentare l’occupazione e gli investimenti, semplificare gli adempimenti, favorire la collaborazione con il Fisco e incentivare il rientro dei capitali.

Una grande opportunità

Personalmente credo che siamo alle porte di una svolta epocale. Si tratta di una riforma intelligente capace di offrire benefici universali e le critiche inerenti ai vantaggi potenziali per ricchi e ricchissimi, in realtà, rappresentano la “grande opportunità” per generare ricchezza diffusa. Sono i ricchi, le grande e medie imprese a possedere le risorse per realizzare nuova occupazione ed un aumento dei redditi attraverso il potenziamento della busta paga degli attuali occupati. La difficoltà, piuttosto, sarà quella d’incentivare e stimolare costantemente le industrie e le imprese ad investire le nuove risorse sul potenziamento degli stipendi e le nuove assunzioni e di offrire contratti più stabili e con maggiori garanzie.

Carlo Toto, 18 marzo 2023