Il tweet va visto e rivisto perché alle prime tre o quattro letture appare tanto surreale da sembrare una fake news. Scrive Gianni Riotta sulla “quarta ondata” di Covid: “Bambini figli di no vax a scuola contagiano i compagni che poi a loro volta mandano in terapia intensiva le nonne fragili e per fortuna vaccinate. È una dolorosa storia vera di cari amici e mi chiedo: fin quando tollereremo questi pericolosi intolleranti?”
In pratica siamo passati dai no pass triestini, brutti cattivoni buzzurri che infettano mezzo mondo, manco fossero bombe virologiche camminanti, ai bambini “no vax” colpevoli di mandare in quarantena i compagni di classe e all’altro mondo le nonnine. Per carità, nessuno mette in dubbio la “dolorosa storia vera” degli amici di Gianni Riotta. Però non si può che restare di stucco di fronte ad un cinguettio che appare paradossale.
Un paio di considerazioni:
1. Primo: dipende dall’età dei pargoli in questione (sotto i 12 anni, per ora, tutti i bambini sono “no vax”), ma poco cambia essere figli di Puzzer o eredi di fieri sostenitori del generale Figliuolo. I vaccini, come noto, non proteggono al 100% dall’infezione dunque anche il figlio di un vaccinista convinto come Fauci potrebbe trasmettere il virus.
2. Secondo: se il siero serve per evitare la malattia grave e, in subordine, il decesso dei “più fragili”, che colpa ne hanno i pericolossissimi poppanti figli di “no vax” se l’infezione ha bucato la protezione del siero dei compagni (vaccinati?) che a loro volta hanno portato il virus ha casa mandando in terapia intensiva i nonni? Ci sarà anche un po’ di sfiga, in questa storia. Se poi quegli anziani signori erano protetti da Pfizer o Moderna, c’è poco da star sereni nel dire che “per fortuna” erano vaccinati. Perché il siero magari se lo erano fatto inoculare proprio per evitare di finire intubati e per poter vedere i nipotini senza preoccuparsi delle conseguenze. Se non ha funzionato, il problema è un altro.
Bisognerebbe poi far leggere a Riotta quel che afferma Francesco Vaia. Secondo il direttore dello Spallanzani di Roma, sottoporre alla campagna vaccinale i bimbi ha senso solo se questi hanno “altre patologie gravi”, per proteggere insomma loro stessi “da un virus che, associato ad altre malattie, può rivelarsi grave”. Ma se invece i bambini sono sani, Vaia non vede la “necessità di vaccinarli”. E i motivi sono tre:
1. “Qualsiasi farmaco può dare effetti collaterali” e questi vanno evitati “quando non è indispensabile”.
2. “Si dice che i piccoli si contagiano e contagiano anche gli altri, ma analizzando i dati non si può dire che al momento la loro incidenza sul propagarsi del virus sia forte”.
3. “La solidarietà sociale da chi ha meno di 12 anni rasenta l’ideologia e il fanatismo. Il vaccino non va fatto ai bambini per impedirgli di contagiare gli adulti, ma solo se sono fragili di loro”. Non ha senso, ragiona Vaia, vaccinarli per “proteggere gli anziani”. Checché ne dica Riotta.