Chi è imprenditore? Chi è talmente fedele ai suoi desideri, così egoisticamente fedele ai suoi desideri da fare qualcosa di buono e di bello per molti. Potrebbe sembrare una contraddizione in termini e tuttavia chi agisce così offre immancabilmente la sua visione anche agli altri.
Saper imprendere è un dono che richiede una determinazione inscalfibile e la capacità di vedere nitidamente orizzonti che gli altri non riescono a scorgere. Alla Ripartenza 2022 alcuni grandi imprenditori si sono raccontati e hanno portato narrazioni che potrebbero essere scritte sui libri per bambini perché piene di avventure, idee geniali, passioni tenaci. Queste storie meritano di essere ascoltate attentamente e non solo dagli addetti ai lavori, perché parlano di sogni in carne e ossa.
Quando Jean-Sébastien Decaux racconta di suo papà, un giovane ragazzo ribelle proveniente da una modesta famiglia francese, ci parla della sua intuizione geniale: inserire le affissioni pubblicitarie su degli elementi di pubblica utilità come le pensiline e affidarne il costo e la manutenzione al committente. Ci sembra quasi di vederlo con la sua tuta da operaio intento a costruire di persona le prime pensiline, mentre il sindaco lo guarda perplesso, ma è talmente convinto del suo, a prescindere dai rischi, che autorità locali e cittadini dovranno dargli ragione: l’arredo urbano viene curato da chi commissiona le pubblicità e, oltre a un guadagno concreto per l’ideatore, c’è un beneficio per la sua città prima e poi, crescendo, per almeno altre 4000 in 80 paesi del mondo.
A infrangere le regole ci pensa Radek Jelinek. Nemmeno Gian Burrasca ne ha combinate tante. Nato nella Repubblica Ceca comunista, a 11 anni, nel 1973, ha la possibilità di uscire da quel grigiume con una Renault 8 senza condizionatore e la tenda sul tetto. Tutto nuovo, il verde, l’estate italiana, si innamora della bellezza e questo innesto fiorirà in lui e gli cambierà lo sguardo. A 20 anni decide di scappare con 100 marchi e uno zaino sulle spalle; al confine con la ex Jugoslavia, due soldati con il kalashnikov lo fermano, non può uscire da quel paese e tuttavia audaces fortuna iuvat. Complice una bottiglia di vodka e una faccia tosta fuori dal comune riesce a scappare in Germania dove trova asilo, studio e soprattutto viene accolto da una grande azienda, la Mercedes, che lo valorizza fino a portarlo ai massimi vertici. Ci testimonia così come la fame di bellezza sia forse l’unico motore davvero ecosostenibile irriducibile.
E poi c’è una grande storia d’amore per il mare, per la propria famiglia, per Napoli, il sud Italia e la sua gente. Guido Grimaldi compendia in sé una storia antica e la visione di nuovi orizzonti. A 15 anni suo padre lo fa imbarcare a bordo di una delle navi di famiglia come barista e cameriere, un’esperienza che gli permette di comprendere che cosa voglia dire far parte di un gruppo a tutti i livelli. Forte di questa appartenenza, coniugando tradizione e innovazione, dal 2020 insieme al gruppo Grimaldi, investe nella costruzione di navi ibride di ultima generazione che con batterie elettriche straordinarie si ricaricano durante la navigazione, dimostrando che un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l’impossibile.
Sono storie, dunque, che devono essere raccontate, perché ci fanno capire quanto un’idea possa aggiungere bellezza a questo mondo e quanto la vocazione di un imprenditore sia un nobile lavoro, perché permette di servire veramente il bene comune, realizzando sé stessi.
Fiorenza Cirillo, 24 luglio 2022