La corsa di Bonomi, comunque si concluda, dimostra l’attuale crisi di ogni tipo di istituzione del nostro Paese e, soprattutto, la mancanza di persone capaci e con un’adeguata esperienza nei cosiddetti corpi intermedi, che sono poi il collante fondamentale per il funzionamento di un sistema democratico. Possibile che “Big” del nostro mondo imprenditoriale, pubblico o privato, come Giuseppe Bono, Pietro Salini, Edoardo Garrone, o Guido Barillla, non riescano a mettersi attorno a un tavolo e trovare una personalità che li rappresenti degnamente? Anziché affidarsi ad un Carneade come Carlo Bonomi o come è stato Vincenzo Boccia, che sta finendo il suo mandato al Tribunale di Salerno.
Oppure si sta pensando, come fece il povero Di Maio con Conte, di mettere un Bonomi qualunque e poi dirigerlo come un burattino? Ma la storia è maestra di vita e, come si è visto, anche i burattini possono rompere i fili e andare a fare disastri e figuracce in Italia e all’estero. L’imprenditoria italiana non lo merita davvero.
Luigi Bisignani per Il Tempo 26 gennaio 2020