“Rischio zero”: la sciocchezza per stroncare le svapo

Il podcast di Alessandro Sallusti del 5 settembre 2023

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Finché il rischio dei prodotti alternative al fumo, quelle comunemente detto sigarette elettroniche, non arriverà a zero, per le autorità internazionali sarà considerato pari accento, esattamente come quello delle sigarette tradizionali. Gli Stati Uniti che possono essere definiti i veri propri pionieri della lotta al fumo, con un’incidenza dimezzata nel corso di 50 anni, da oltre il 40 per cento del 1965 a meno del 20 per cento nel 2014 di fumatori fino a raggiungere l’attuale 14,2 per cento.

La ricetta? Da anni l’agenzia federale Food and Drug Administration, responsabile per la regolamentazione di farmaci e prodotti del tabacco, riconosce il principio di riduzione del danno come strategia per contrastare il fumo. Ha previsto infatti l’introduzione della categoria prodotti del tabacco a rischio modificato, status ottenibile a fronte di un articolato processo di revisione e delle evidenze scientifiche disponibili sui nuovi prodotti. In base a tale evidenza, l’agenzia determina se un prodotto è appropriato o meno.

La svolta proibizionista sul fumo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rischia di produrre più danni che vantaggi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità è infatti passata da un approccio pragmatico ad una posizione oltranzista dalla dubbia efficacia. Vediamo, nel 2003 l’Organizzazione aveva fatto proprio il principio di riduzione del danno, prevedendo all’articolo 1 della convenzione come la lotta al fumo si dovesse concretizzare in una serie di strategie di riduzione dell’offerta, della domanda e dei danni per migliorare la salute di una popolazione, eliminando o riducendo il consumo del tabacco. Cose di buon senso, insomma, che però sono evaporate nel corso degli ultimi anni. Ora, infatti, l’orientamento sembra puntare senza più dubbi né incertezze sul principio dei vizi zero.

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