Appunti sudamericani

“Riserve di gas finite”. Arriva lo stop alle esportazioni

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Autobombe e narcos in rivolta nelle carceri nella capitale dell’Ecuador

Due autobombe e tre attacchi con granate hanno preso di mira il servizio che controlla le prigioni che sono di nuovo esplose a Quito. Attacchi insoliti in Ecuador che ricordano quelli nella Colombia di Pablo Escobar. Contemporaneamente i detenuti di sei prigioni in Ecuador avevano preso in ostaggio almeno 57 guardie carcerarie e agenti di polizia in segno di protesta contro le operazioni di sicurezza da parte della forza pubblica proprio nelle prigioni, usate come centri operativi dai narcos. Gli agenti sono stati liberati ieri mentre le autobombe erano in un furgone e una berlina e sono esplosi davanti a una struttura dell’ente statale preposto alle carceri (SNAI) e a un edificio che in precedenza ospitava gli uffici di quella stessa agenzia. Il giorno prima la SNAI aveva trasferito i sei sicari colombiani dal carcere autori dell’omicidio del 9 agosto di uno dei candidati favoriti alle elezioni presidenziali dell’Ecuador, il giornalista investigativo Fernando Villavicencio. Secondo Wagner Bravo, ministro della sicurezza, il trasferimento ha motivato l’attacco tuttora in corso. Dal 2021 le prigioni sono state al centro di numerosi massacri che hanno causato la morte di 450 detenuti sinora mentre il15 ottobre si sceglie il prossimo presidente. 

La Bolivia ammette che il gas è finito e dal 2029 il Paese dovrà importarlo

Il presidente Luis Arce ha affermato che le riserve sono esaurite e che occorre fermare le esportazioni verso Argentina e Brasile. “Abbiamo toccato il fondo”, ha detto Arce sottolineando che governatori e sindaci hanno smesso di ricevere i soldi dalle esportazioni di gas che permettono loro di pagare gli stipendi e coprire i debiti. Durante il governo del cocalero Morales, le riserve accumulate dai governi precedenti, che il partito MAS chiama “neoliberisti”, sono state sovrasfruttate e ora sono esaurite. Le esportazioni hanno raggiunto i 60 milioni di metri cubi al giorno sia verso l’Argentina che verso il Brasile e hanno generato entrate per oltre 35 miliardi di dollari, che sono stati destinati dal MAS all’acquisto di “elefanti bianchi”, come ad esempio il Mausoleo/Museo di Evo.

La dittatura di Cuba conferma: Díaz-Canel va a New York tra due settimane

Il regime cubano ha confermato che il dittatore Miguel Díaz-Canel parteciperà alla 77ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si terrà a New York. L’arrivo di Díaz-Canel a New York è previsto prima del 18 settembre per partecipare al Vertice sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Pronuncerà poi un discorso durante il dibattito generale dell’Assemblea Generale, in qualità di presidente del G77 più Cina e incontrerà Lula. Fino a pochi giorni fa, la visita di Díaz-Canel negli Stati Uniti, dove manca dal 2018, non era confermata dalle autorità. Dopo aver appreso della possibile presenza del dittatore cubano, il deputato cubano-americano Mario Díaz-Balart ha criticato la decisione degli Stati Uniti di concedere a Díaz-Canel il visto per partecipare all’Assemblea Generale dell’Onu. Díaz-Balart si è detto “sgomento per la pacificazione di pericolosi avversari e la ricompensa dei violatori dei diritti umani” da parte del governo di Biden. 

Il legislatore repubblicano ritiene che l’Onu non sia riuscita a proteggere i diritti umani consentendo la partecipazione di autori di reato come i leader cubani. Ha anche proposto misure per tagliare i fondi all’organizzazione. “Quando l’Onu si prenderà sul serio, allora prenderò sul serio l’Onu. La continua predilezione dell’Onu nell’amplificare i messaggi dei dittatori antiamericani e dei peggiori violatori dei diritti umani del mondo, come Díaz-Canel, conferma solo che la mia decisione di ritirare i fondi Usa è la cosa giusta”, ha detto Díaz-Balart. Da parte sua, il senatore Marco Rubio ha definito un “insulto” il viaggio di Díaz-Canel a New York. 

Paolo Manzo, 3 settembre 2023


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