“C’era una volta un inglese, un tedesco, un francese, un americano ed un italiano…”. Avete presente quelle barzellette di quando eravamo ragazzi in cui il racconto partiva proprio dalla frase con cui ho aperto quest’articolo? Chi non le ricorda, direte voi? Quelle barzellette davano sempre un senso molto forte al valore della perspicacia, dell’intuizione, della creatività e della capacità d’improvvisare dell’italiano che finiva sempre per avere l’ultima parola ed era una parola giusta, la parola che faceva fare un figura meschina all’inglese, al tedesco, al francese ed all’americano. E quante risate…
Una volta era così. Nelle barzellette era così. Ma ora la barzelletta rischiamo di diventare noi italiani. E allora ripartiamo da quel modo di raccontare le storielle da osteria per spiegare ciò che sta accadendo davvero ai nostri risparmi.
È il primo luglio del 2018. In un posto che lascio descrivere alla vostra sfrenata immaginazione, s’incontrano un tedesco, un italiano, un francese, un’americano ed un inglese. I cinque sono seduti attorno ad un tavolo. Ognuno di loro è lì a rappresentare la propria nazione. Non sono capi di stato, non sono ministri per l’economia. Sono semplici risparmiatori. È come se ognuno di loro fosse l’unico risparmiatore del proprio Paese ed avesse sui propri conti tutte le ricchezze private di quella nazione. Il confronto è proprio sul risparmio. Chi ne ha di più? Chi sarà capace di farlo crescere maggiormente? Il tema è di quelli straordinariamente importanti. Così tutti e cinque decidono di giocare a carte scoperte.
“Facciamo così – dice l’americano – ognuno di noi dichiari quanto risparmio è stato accumulato fino ad oggi nel proprio Paese. Poi, tra un anno esatto, ci ritroveremo qui e vedremo chi sarà riuscito ad incrementarlo di più”. Gli altri annuiscono facendo intuire di essere d’accordo. “Comincio io – esordisce il francese – noi siamo riusciti a mettere da parte 5.387 miliardi di euro. Una bella cifra no?!”.
”Noi siamo un po’ meno di voi in quanto a popolazione – replica l’italiano – ma siamo arrivati a 4.348 miliardi”. Il tedesco risponde subito alla provocazione mettendo in piazza i suoi 6.060 miliardi di euro, cui fa eco l’inglese che replica con 7.701 miliardi di euro. “Non voglio infierire – sottolinea l’americano – ma con i nostri 75.315 miliardi, che ho trasformato anche in euro per facilitarvi il confronto, potremmo comprarvi tutti”. I cinque prendono appunti. Ognuno segna sul proprio taccuino le cifre sulle quali bisognerà misurare l’incremento ottenuto.
È il primo luglio 2019. I cinque si ritrovano così come si erano ripromessi di fare un anno prima. Sono intorno allo stesso tavolo. Dietro ognuno di loro, su una lavagna a fogli mobili, campeggia la cifra dichiarata 12 mesi prima. “Stavolta comincio io”. L’inglese si alza, si avvicina alla lavagna e scrive, il suo numero. Dopo di lui anche tutti gli altri.
7.817 mld. La crescita è di 116 mld +1,5% (Inglese)
5.578 mld. La crescita è di 191 mld + 3,5% (Francese)
6.426 mld. La crescita è di 366 mld +6,3% (Tedesco)
79.692 mld. La crescita è 4.347 mld +5,7% (Americano)
A questo punto, in una barzelletta che si rispetti, arriverebbe l’Italiano e si farebbe beffe di tutti gli altri. Ma, come detto, le barzellette sono una cosa, la realtà, invece, è un’altra. L’Italiano si alza dal tavolo, dopo aver visto il risultato degli altri, si avvicina mestamente alla lavagna e scrive:
4.315 mld. Persi 33 mld di euro -0,75% (Italiano)
Abbiamo ancora voglia di raccontare storielle? O comprendiamo che gestire male i nostri risparmi inciderà sulle nostre vite molto ma molto di più di quanto non si possa immaginare? Noi gli unici a perdere denaro. L’incrocio dei dati dell’ABI Monthly Outlook e del Key-Facts di Assogestioni, non lascia spazio a molte interpretazioni. L’aggravante? È che a causa dei nuovi scenari demografici, il risparmio resta l’unico vero ancoraggio verso il futuro delle persone di questo Paese. Chi non ne ha dovrebbe crearne, chi lo ha già dovrebbe gestirlo al meglio delle proprie possibilità, non perdere 33 mld.