Di seguito alcuni stralci riportati nel documento del FMI di febbraio 2019:
…I direttori hanno ritenuto che un risanamento di bilancio credibile e di alta qualità sia fondamentale per porre il debito pubblico saldamente su un percorso discendente e ridurre gli spread sovrani. Hanno raccomandato un aggiustamento graduale ed equilibrato verso un piccolo avanzo globale a medio termine. Alcuni direttori hanno concordato un ritmo di consolidamento che è sostanzialmente coerente con il braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. I direttori hanno sottolineato che l’aggiustamento fiscale dovrebbe essere sostenuto da misure di alta qualità per promuovere la crescita e l’inclusione sociale…
Quindi, ci si chiede, di che cosa si stia preoccupando davvero Mattarella? Davvero sarebbe possibile dover ricorrere ad una patrimoniale per sanare in parte i conti dello stato così come fece Amato nel 1992? C’è un nesso tra le condizioni che portarono alla scelte di Amato allora e quelle in cui ci troviamo ora?
Nel 1992 a subire la forte pressione dei mercati internazionali fu la nostra moneta nazionale, la Lira, mentre nel contesto storico che stiamo vivendo a finire sotto pressione sono soprattutto i tassi d’interesse ed è per questo che la parola Spread da qualche anno è entrata prepotentemente nel nostro lessico quotidiano.
L’altra differenza, non da poco, è dettata dal fatto che quello di Giuliano Amato nel 1992 era un governo a guida tecnica, così come quello di Monti da novembre 2011 ad aprile 2013.
Insomma, la storia della Repubblica ci insegna che tutti gli interventi “lacrime e sangue” fatti a spese dei cittadini sono stati realizzati da tecnici che a differenza dei politici non sono chiamati a rispondere all’elettorato.
Quindi dovremmo preoccuparci di una possibile patrimoniale nel caso in cui nei prossimi mesi si dovessero creare le condizioni per affidare ad un tecnico, anche per tempi non lunghi la guida del Governo del Paese. Qualcuno, tra i bene informati, a meno che non si tratti di fantapolitica, ipotizza addirittura il nome Mario Draghi che, sta per chiudere il suo governatorato in BCE e potrebbe rappresentare un uomo di forte riconoscibilità europea cui affidare scelte difficili e insostenibili per la politica. Staremo a vedere…
Leopoldo Gasbarro, 20 giugno 2019