Il capogruppo alla Camera del Partito democratico Graziano Delrio, intervistato dall’emittente radiofonica Radio Capital, ha replicato al presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che ha accusato il governo di essere più dannoso del virus pandemico, abbandonandosi a stereotipi calunniatori per cui la classe imprenditoriale è incline all’infedeltà fiscale. Così il capogruppo dem Delrio: «Vorrei che Bonomi ogni tanto ci parlasse di quanto l’evasione fiscale sia un cancro per il Paese». Le parole dell’esponente del Pd rivelano il pregiudizio atavico della sinistra nei confronti di chi investe le proprie risorse, partecipando alla produzione della ricchezza nazionale, generando legittimi profitti e creando occupazione.
La sinistra fa fatica a liberarsi di un certo cascame ideologico che ancora interpreta il rapporto fra il capitale ed il lavoro in uno schema conflittuale in cui l’imprenditore è il soggetto manigoldo che sottrae liquidità alla collettività attraverso l’evasione fiscale. Le accuse di Delrio sono irresponsabili e ingenerose in questa fase di crisi economica che può provocare tensioni sociali che andrebbero placate, implementando politiche di sostegno effettive e non solamente annunciate come nello stile del governo Conte bis che si sta dimostrando sconclusionato e negligente. Eppure, Delrio dovrebbe sapere che migliaia di imprenditori stanno anticipando la Cig ai propri dipendenti a causa dei ritardi di erogazione da parte degli istituti preposti. Chi evade dalle responsabilità non sono i datori di lavoro, che con enormi sacrifici impiegano le proprie risorse per provvedere alle inadempienze del governo, ma la maggioranza rossogialla che sta minando la coesione sociale con i ritardi accumulati nel dare risposte concrete ai cittadini.
La dichiarazione stizzosa di Delrio che eguaglia l’impresa all’evasione in una equazione arbitraria, dettata dall’anti-imprenditorialità ideologica che dimora nel rudere decrepito della sinistra, va respinta, rilanciando, semmai, le gravi omissioni dello Stato nei pagamenti ai fornitori privati. Il primo evasore è la pubblica amministrazione che non onora i debiti con i privati, che sono costretti a dichiarare fallimento od obbligati ad evadere le tasse a causa dell’impossibilità ad incassare i crediti con il soggetto pubblico per le prestazioni erogate. Le imprese sopportano una fiscalità vessatoria che spreme le attività economiche sotto il torchio tributario e non possono, persino, subire la diffamante imputazione di infedeltà agli obblighi fiscali ed essere equiparati al «cancro» che ammorba il Paese. Delrio è l’infausto fautore della legge sul riordino delle province finalizzata a tagliare la spesa pubblica con il risultato opposto di averla incrementata, tagliando, invece, la democrazia essendo la rappresentanza provinciale non più eletta dai cittadini. Una riforma censurata come irragionevole dalla Corte dei Conti e dal Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa.
Anche il vicesegretario dem Andrea Orlando interviene con un tweet, definendo “rozzo” il parallelo di Bonomi fra la politica e il coronavirus. Scrive Orlando sui social:«Ma davvero è accettabile che la politica sia accostata a un virus da un rappresentante economico? Non credo ci sia altro paese in Europa nel quale un parallelo così rozzo e generico sarebbe accettato». I due democrat pare non comprendano l’enormità della crisi economica, gravida di pericolose conseguenze sociali con un governo non all’altezza della sfida epocale, e reagiscono alle critiche con l’arroganza tipica di chi occupa una poltrona abusivamente senza un preciso mandato elettorale. La decimazione delle partite Iva ha un responsabile, così come il virus lo è per le morti da Covid registrate nel Paese, che non si può occultare nel “pandemicamente corretto”.
Il presidente di Confindustria Bonomi ha espresso legittime preoccupazioni per la mancanza di una visione politica proiettata alla crescita, un’inquietudine condivisa, peraltro, dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco che nella Relazione annuale stima una contrazione del Pil del 13%. Dunque, i Dem, anziché demonizzare le voci critiche sul loro sterile operato, dovrebbero prendere atto dell’incognita economica al tempo del Covid e sedare il loro istintivo antagonismo anti-impresa, perché il Paese per ripartire non può prescindere dalle forze economiche che mobilitano la produzione ed impegnano l’occupazione.
Andrea Amata, Il Tempo 2 giugno 2020