Esteri

Rebus ostaggi, l’accordo Israele-Hamas può saltare?

Per Netanyahu la liberazione dei rapiti è una “missione santa”. Ma spunta l’intoppo della Croce Rossa internazionale

Israele Hamas ostaggi

Nella conferenza stampa televisiva che si è tenuta dopo l’approvazione da parte del governo israeliano dell’accordo di tregua, Netanyahu, Gallant e Gantz hanno affermato che la guerra continuerà fino alla totale distruzione di Hamas e alla liberazione di tutti gli ostaggi. In vista dell’inizio della sospensione dei combattimenti Striscia di Gaza, i leader di Israele hanno fatto chiaramente capire che avrebbero presto portato avanti la loro missione per demolire il gruppo terroristico e la sua leadership, ma non è tutto. Benjamin Netanyahu ha affermato di aver incaricato il Mossad di prendere di mira i capi di Hamas “ovunque si trovino”, mettendo in chiaro che anche se entrasse in vigore la tregua, che in teoria dovrebbe durare quattro giorni ma che potrebbe essere prolungata, non esiste lo stesso obbligo nei confronti dei i capi di Hamas all’estero.

Gli ha fatto eco il ministro della Difesa Yoav Gallant che, riferendosi ai rifugiati di lusso in Qatar, ha affermato che tutti i leader di Hamas sono morti viventi. “Vivono con il tempo prestato. La lotta è mondiale, dagli uomini armati sul campo a coloro che si godono jet di lusso mentre i loro emissari agiscono contro donne e bambini. Questi soggetti sono destinati a morire”. Spiegando la logica dell’accordo sugli ostaggi con Hamas, che vedrà il rilascio di circa 50 ostaggi israeliani – bambini, le loro madri e altre donne – Netanyahu ha detto che coloro che sono detenuti a Gaza hanno un “coltello alla gola” e che è responsabilità di Israele salvarli perché ciò costituisce l’adempimento del comandamento religioso di riscattare gli ostaggi. Si tratta di una situazione che il popolo ebraico ha vissuto molte volte nel corso della sua storia descrivendo la liberazione degli ostaggi come una “missione santa”.

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L’accordo è sostenuto all’unanimità dall’establishment della sicurezza perché non danneggerà gli obiettivi militari, anzi, senza spiegare come, potrebbe, secondo le alte sfere, favorirli. Il ritardo di ventiquattro ore sul rilascio dei primi ostaggi e dell’entrata in vigore della tregua ha fatto salire l’asticella della tensione e creato molti interrogativi senza risposte certe. Un funzionario palestinese, che ha voluto mantenere l’anonimato, ha fatto sapere tramite l’Agence France-Presse che il ritardo nel rilascio degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas è dovuto a questioni che coinvolgono la Croce Rossa Internazionale.

Il funzionario, persona vicina ai negoziati, ha spiegato che i dubbi riguardano sia l’accesso della Croce Rossa agli ostaggi prima del loro rilascio, che verrà sicuramente effettuato in Egitto, sia, e soprattutto, la visita di funzionari e medici della Croce Rossa a coloro che rimarranno in mano ai terroristi per constatarne la presenza in vita e le condizioni di salute. Il primo ministro di Israele Netanyahu ha affermato che l’accordo prevedeva che la Croce Rossa avrebbe visitato gli ostaggi non rilasciati, ma l’organismo internazionale aveva poi affermato di non essere a conoscenza di questo particolare. Per smentire le affermazioni che arrivavano da Ginevra, Netanyahu, in conferenza stampa, ha ribadito che una clausola dell’accordo include le visite della Croce Rossa, e ha letto un documento che garantisce il coinvolgimento dell’organizzazione. Il premier ha poi aggiunto che “la Croce Rossa è parte dell’accordo come concordato da Israele e l’altra parte”. Riferendosi ad Hamas.

Poi, in tono molto polemico, il premier di Israele ha aggiunto: “Mi aspetto che la Croce Rossa agisca secondo questa clausola dell’accordo e, anche se Hamas potrebbe non onorarlo, è impensabile che la Croce Rossa non lo chieda. Se la Croce Rossa non lo sapeva prima, lo sa ora”. Se a Ginevra il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) pensava di cavarsela nell’andare al valico a ricevere gli ostaggi liberati, ora sa che deve chiedere, e soprattutto pretendere, di entrare nella Striscia di Gaza, di calarsi tunnel o nei luoghi di detenzione degli ostaggi per portare a termine il lavoro previsto dal suo statuto e dalle convenzioni di Ginevra, le stesse che la Croce Rossa Internazionale da alcuni pretende e da altri no con dei protocolli che vengono applicati a corrente alternata.

Michael Sfaradi, 23 novembre 2023

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