Occhio, perché qui si incrina il “fronte repubblicano”. Anche dentro la stessa maggioranza di governo. I ministri si sono infatti incontrati con il premier Gabriel Attal e il presidente Emmanuel Macron per delineare la strategia centrista in vista del ballottaggio del 7 luglio. La scelta non è semplice: i liberali devono decidere se far confluire i propri voti sulla destra, favorendo Jordan Bardella e Marine Le Pen; oppure se aggregarsi al Fronte Popolare di Raphaël Glucksmann e Jean-Luc Melenchon. Ieri Macron ha invocato un “blocco repubblicano” per arginare i lepenisti e oggi ha ripetuto che “è l’estrema destra che si appresta ad arrivare alle più alte cariche”. E anche Attal ha invitato i suoi sostenitori a fare in modo che “non un solo voto” finisca a Le Pen. Ma a quanto pare la posizione dei centristi non è così granitica.
Alcuni ministri hanno infatti raccontato di una riunione “tesa” all’indomani del primo turno delle legislative anticipate, tornata elettorale in cui i macroniani hanno visto più che dimezzare il numero di deputati che riusciranno a ottenere. Macron aveva sciolto l’Assemblea dopo l’Europee cercando “chiarezza” politica, ma sembra aver prodotto solo molta confusione con gli estremi – destra e sinistra – a contendersi la guida del Paese. Il presidente ha invitato i suoi ministri “a non combattere la battaglia sbagliata”, ma secondo Le Parisien diversi esponenti di spicco della maggioranza, tra cui Aurore Bergé, Bruno Le Maire, ma anche Catherine Vautrin e Olivia Grégoire, avrebbero spinto per chiedere agli elettori centristi di non votare né il Rassemblement National né il Nuovo Fronte Popolare.
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Cosa significa? Significa che verrebbe meno il “blocco repubblicano”, favorendo di fatto in molti collegi i candidati lepenisti. Il caos regna sovrano e la “vaghezza” delle formule utilizzate da Attal e Macron conferma che la decisione è tutt’altro che presa. Il prossimo 7 luglio è previsto infatti un “record di triangolari”, una condizione che si verifica quando nei collegi nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta al primo turno e al ballottaggio vanno tre (o addirittura quattro) candidati (tutti quelli che hanno superato la soglia del 12,5%). Vince chi prende un voto in più degli altri, per questo sono di fondamentale importanza patti e desistenze: spesso, forze politiche contigue ritirano i propri candidati per favorire quelli degli avversari “meno peggio”. Soprattutto quando c’è da fermare l’avanzata della destra. Il Fronte Popolare ha già annunciato il ritiro dei suoi esponenti che si trovano al terzo posto (anche se nessuno l’ha ancora confermato), anche se da Mélenchon sono arrivate bordate contro Macron che certo non favoriscono l’accordo. I gollisti, invece, ed è una novità assoluta, lasceranno libertà di voto e di sicuro non sosterranno i candidati della sinistra radicale preferendogli RN.
Ad oggi solo 76 deputati sono stati eletti al primo turno, tra cui Marine Le Pen: 39 sono andati al RN, 32 al NfP e solo 2 alla coalizione presidenziale dell’Ensemble pour la Republique. Tutti gli altri andranno al ballottaggio, di cui 300 con i “triangolari”. In 100 di questi, al terzo posto ci sono i candidati di Ensemble, che dovranno decidere cosa fare. Da stasera fino al 7 luglio inizieranno le manovre per capire chi si ritirerà e chi invece no: se macroniani e sinistra troveranno accordi nei collegi, per il RN sarà difficile ottenere la maggioranza assoluta. In caso contrario, invece, Bardella può sognare una “coabitazione”. Ad oggi solo 41 macroniani hanno confermato il ritiro della loro candidatura, mentre tanti altri non intendono mollare tra cui il ministro Dominique Faure. Le Parisien ne ha contati almeno una ventina, gli altri sono molto esitanti.
Intanto il ministro della Diaspora israeliana, Amichai Chiklier, ha fatto sapere che se Marine Le Pen diventasse presidente della Francia sarebbe “eccellente per Israele” vista la sua “ferma posizione” contro Hamas, la Corte penale internazionale e l’antisemitismo. Al contrario della sinistra di Mélenchon. Dai mercati, invece, nessun allarmismo: secondo Goldman Sachs “le ricadute delle elezioni francesi sui mercati azionari Ue sono finora state limitate”.
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