L’Italia sta per vivere una rilevante riforma legata all’uso degli autovelox sul proprio territorio, uno sviluppo che tiene conto delle crescenti critiche verso l’utilizzo di questi dispositivi come mezzi primari per la generazione di entrate piuttosto che come strumenti di prevenzione degli incidenti stradali. Matteo Salvini, Ministro dei Trasporti, ha annunciato l’imminente introduzione di un decreto finalizzato a regolamentare più severamente posizionamento e modalità di uso degli autovelox. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra la necessità di assicurare la sicurezza stradale e la protezione dei diritti dei conducenti.
Secondo le norme attuali del Codice della strada, è possibile installare autovelox su qualsiasi via comunale, purché siano segnalati da appositi cartelli a una distanza minima di 80 metri. Questi dispositivi hanno trovato largo impiego, inclusi i centri urbani e le cosiddette “zone 30”, dove il limite di velocità è fissato a 30 chilometri orari. I Comuni festeggiano: l’anno scorso sono state registrate infrazioni per 1,5 miliardi di euro, il 6,4% in più del 2022 (e non si contano quelle non pagate).
La densità degli autovelox nel paese si attesta mediamente a 23 per mille chilometri di strada e il caso Fleximan ha acceso i riflettori su un sistema che a tutto sembra pensato meno che a ridurre incidenti mortali sulle strade. Il decreto proposto da Salvini, secondo quanto riporta Repubblica, intende imporre regole più rigide per l’installazione degli autovelox, specialmente in contesti urbani. In sostanza: addio colonnine nelle strade con il limite inferiore ai 50 km/h, come la “Zona 30” istituita in tutta la città dal sindaco di Bologna. Ma soprattutto, addio agli autovelox nei tratti delle strade provinciali e regionali con velocità inferiori ai 90 km/h così da evitare che le colonnine vengano installate in luoghi dove una variazione dei limiti momentanea può confondere gli automobilisti: nelle extraurbane, dove il limite solitamente è di 110 km/h, l’autovelox non potrà infatti essere installato nei tratti con un limite di 20 km/h inferiore a quello generalmente previsto per il tipo di strada.
Il decreto, inoltre, stabilirà inoltre distanze minime obbligatorie tra la segnalazione dell’autovelox e il dispositivo stesso, sia al di fuori dei centri abitati che all’interno dei centri storici. Verrà stabilita anche la distanza minima tra un dispositivo e l’altro sulla stessa strada. Ed è possibile che venga introdotto anche un provvedimento da parte del prefetto per stabilire i tratti di strada dove possono essere piazzati gli autovelox.
Un’attenzione particolare è riservata alla prevenzione dell’uso scorretto dei dispositivi. Il testo del decreto chiarisce che la contestazione immediata sarà ammessa solo laddove non sia possibile l’impiego di postazioni fisse o mobili, enfatizzando che gli autovelox su veicoli in movimento debbano essere facilmente riconoscibili come tali. In fondo a inizio febbraio, sul tema, Salvini era stato molto chiaro: “L’orientamento del Mit è evitare che gli autovelox siano una tassa occulta. I rilevatori della velocità devono essere un prezioso strumento per prevenire incidenti, non un modo per fare cassa”.