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Romano Prodi, perché ha mentito?

Le immagini parlano chiaro, ma il Professore ha negato tutto: una figuraccia senza spiegazione

Romano Prodi
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Presidente della Commissione europea, due volte presidente del Consiglio dei ministri, ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, presidente dell’Iri e fondatore dell’Ulivo. Nonché una delle figure centrali della Seconda Repubblica. Insomma, Romano Prodi di cose nella vita ne ha fatte. Molte non condivisibili, certamente non condivisibili, ma il suo prestigio è lapalissiano. Ma proprio per questo motivo la domanda sorge spontanea: perché il Professore ha mentito sulla tirata di capelli alla giornalista Lavinia Orefici, colpevole di aver posto una domanda a lui scomoda?

“Non ho strattonato o tirato i capelli alla giornalista di Quarta Repubblica, Lavinia Orefici, ma come tutti i giornalisti e le persone presenti possono testimoniare ho appoggiato una mano sulla sua spalla perché stava dicendo cose assurde”, ha detto Prodi nella serata di sabato, quando il dibattito sull’interazione con la cronista di Quarta Repubblica aveva già fatto il giro dei quotidiani online (anche se qualche giornale ha tenuto a nascondere la notizia, ma non ci sorprende). Ebbene, come mostrato ieri a Quarta Repubblica il Professore ha detto una fesseria: i capelli li ha tirati, con buona pace di chi ha già dato il via alla pubblicazione di agiografie del volto di spicco della sinistra.

Fare delle domande ai politici è il nostro mestiere, si sa. A differenza di quanto accadeva all’epoca del Manifesto di Ventotene, non c’è un regime che decide quali quesiti siano giusti e quali no. Un Manifesto che – sia chiaro – interessa più ai politici che ai cittadini: molti di loro non conoscono neppure la sua esistenza ed è giusto che sia così. Ma perché Prodi si è lasciato andare a quel gesto? Lui, cattolico e buono per definizione perché di sinistra? Ma soprattutto: perché quella patetica bugia?

Badate bene: il tema non è la risposta sgarbata, quella si può mettere in conto, nonostante la bontà di Prodi decantata dai soliti giornalisti. Quelli della casa dalle mura color miele, per intenderci. Quella tirata di capelli può essere definita un gesto di rimbrotto? Qualcuno ci ha provato. Facciamo finta di essere scemi e diciamo di sì. Anche se sarebbe stato interessante capire la reazione degli house organ della sinistra se a strattonare una cronista rossa fosse stato Matteo Salvini o Ignazio La Russa. Ma andiamo avanti, facciamo finta che sia stato un rimbrotto. Ad essere clamorosa è la menzogna. È inaccettabile, soprattutto per l’esperienza di Prodi e per la sua (presunta) saggezza.

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Negare l’evidenza è triste, ma soprattutto sintomo di persone che non sanno prendersi responsabilità. Un po’ particolare se considerate che parliamo di un politico scafato, che ha preso parte ai tavoli diplomatici più importanti degli ultimi decenni in varie vesti. Ma c’è di più. Perché forse c’è persino qualcosa di più ridicolo della falsità sbandierata di agenzia in agenzia. Prodi non ha ancora chiesto scusa alla giornalista. Nessun passo indietro, nessun mea culpa, ha preferito nascondersi dietro la battutina da fenomeno: “Figurati se parlo con una giornalista, dopo dicono che l’ho stuprata”.

Prodi può comunque dirsi sereno: qualche talebano rosso che lo difende a prescindere lo trova sempre. Ma gli italiani hanno ormai le idee chiare sul personaggio: almeno abbia la decenza in futuro di non pontificare su violenza, sessismo e patriarcato…

Franco Lodige, 25 marzo 2025

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