Vannacci, siamo messi male: lezioni di libertà da un comunista

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Martedì scorso, durante una interessante puntata del Diario del giorno, in onda su Rete4, ho assistito ad un fatto stupefacente: una lezione di tolleranza e di democrazia delle idee impartita da Marco Rizzo, comunista vero, ad Annarita Briganti, la quale scrive su Repubblica e Donna Moderna, e si definisce scrittrice e giornalista culturale. Di fatto  quest’ultima, come vedremo nel prosieguo dell’articolo, rappresenta un preclaro esempio di acritica paladina del cosiddetto pensiero unico. Interpellato sul tema del momento, legato alla controversa rimozione dal suo incarico del generale Vannacci, il politico torinese ha espresso un inaspettato e stupefacente giudizio. Secondo Rizzo il dibattito diventerebbe rovente solo quando si parla dei diritti civili, che egli comunque considera sacrosanti, mentre nel caso della guerra o delle questioni sociali “si silenzia tutto.”

“Ma se per caso – aggiunge il nostro con chiarezza – sfiori, anche solo leggermente, la vicenda dei diritti civili scoppia una grandissimo polverone. Io su questo non sono d’accordo. Io non ho letto il libro – di Vannacci – , ho letto alcuni tratti. Ma voi pensate, stiamo vivendo di fatto un pensiero unico, relativamente a questo, con una forza bestiale. Un film come Amici miei, – ha sottolineato -, che è certamente politicamente scorretto, ma è un capolavoro di Mario Monicelli, oggi non potrebbe essere prodotto”.  A questo punto lo interrompe la Briganti con un fragoroso “ma meno male!”.

Rizzo tuttavia non si scompone e così prosegue: “In Italia hanno parlato tutti. Durante il Covid i medici li avevamo a pranzo, a colazione e a cena. Alcuni sono diventati talmente famosi che sono andati persino a fare i deputati o i senatori.” Stesso ragionamento lo ha poi esteso per la guerra in Ucraina, con l’invasione quotidiana dei relativi esperti. “È un sistema mediatico che funziona in questo modo – conclude. Basta riconoscerlo. E a questo punto io preferisco avere un pensiero critico. Voglio sostenere – avvalorando indirettamente l’iniziativa editoriale di Vannacci – la libertà di di avere un pensiero critico.”

Surreale, almeno dal mio personale punto di vista di liberale incallito, la risposta della giornalista culturale di evidenti simpatie sinistre: “Io penso che in un mondo scorretto, pieno di discriminazioni, che anche i tuoi ospiti conoscono – rivolgendosi alla conduttrice del programma – il politicamente corretto sia fondamentale. Trovo invece scorretto che si citi la guerra e il Covid, a fronte dei diritti che sono sacrosanti. Diritti che vengono continuamente messi in discussione.”

Quindi, per esemplificare, dal momento che il mondo è ingiusto nei riguardi di alcuni temi di grande impatto sociale, temi che in precedenza la stessa Briganti aveva sommariamente elencato, sarebbe cosa buona e giusta imporre il pensiero unico come una sorta di Vangelo del terzo millennio. In sostanza, Vannacci, che ha trovato in Rizzo un inaspettato difensore, sarebbe reo di aver messo in discussione le religioni dominanti del climatismo ambientalista, della cancel culture, della cultura Lgbt, della politica delle frontiere aperte e chi più ne ha più ne metta.

D’altro canto che, soprattutto in questo disgraziato Paese, sia in atto da tempo una deriva preoccupante ne abbiamo avuto una drammatica prova durante gli anni tremendi delle restrizioni sanitarie. Restrizioni imposte, ricordiamo fino alla nausea, per un virus a bassa letalità. Non possiamo pertanto stupirci molto se anche uno storico esponente della sinistra radicale abbia colto con sincera preoccupazione un modello di comunicazione, perfettamente rappresentato dalla Briganti, di natura sostanzialmente dogmatica.

Dunque, pur appartenendo ad una cultura politica assai distante da quella di Rizzo, mi sento di rivolgergli un plauso per questa breve ma significativa lezione di tolleranza e di democrazia che ha impartito ai tanti suoi compagni di area.

Claudio Romiti, 23 agosto 2023

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