Ronald Coase è un gigante dell’economia e bene ha fatto Carlo Stagnaro a restituircelo in un libro non per addetti ai lavori, appena pubblicato da Ibl. La sua influenza e le citazioni delle sue opere, come mostra un grafico nell’ultimo capitolo, sono le più rilevanti nel campo dell’economia e non solo. Il punto è che l’economista inglese, adottato dalla scuola da Chicago, è uno di quegli studiosi che non hanno mai abusato della matematica e ha sempre pensato che la contaminazione della «scienza triste» con il mondo del diritto fosse indispensabile.
Un Ricossa, ci si permetta la semplificazione, della scuola di Chicago, che sempre ha detestato l’astrazione dell’accademia. A Coase gli «economisti da lavagna», gli innamorati dei modelli matematici e delle «assunzioni che rendano agevole la trattazione matematica dei problemi, anche se irreali», alla Banca d’Italia per intenderci, non sono mai piaciuti. Inoltre Coase ha scritto pochissimo, un paio di testi, in fondo, sufficienti però per valergli il Nobel. Come scrive nella sua bella introduzione Stagnaro: «L’assegnazione delle frequenze radiotelevisive attraverso meccanismi di asta; la creazione di mercati artificiali per i diritti di emissione; il ruolo crescente che le valutazioni economiche hanno giocato nelle decisioni giurisprudenziali» sono tutte figlie delle teorie di Coase.
Prima di lui si continuava, con i meccanismi pigouviani, a ritenere di dover rimediare ai cosiddetti fallimenti del mercato con l’intervento pubblico: fino agli estremi della vera e propria concessione in monopolio pubblico di alcune attività. Con Coase si ritorna sul campo del mercato e si individua nei costi di transazione (sarebbe a dire i costi per utilizzare il sistema dei prezzi) e/o nella mancanza di un mercato la ragione per cui il meccanismo informativo dei prezzi non funziona.
C’è un secondo aspetto del microeconomista Coase che si deve tenere presente e che nasce dalla sua biografia, raccontata da Stagnaro. Nel suo biennio passato a Chicago il giovane economista londinese passò molto tempo a capire da dentro l’impresa americana, contattando e parlando con molti dei suoi uomini chiave. Lì capì come «le scelte organizzative delle imprese e la loro esistenza derivano dal fatto che l’utilizzo del sistema dei prezzi ha dei costi che, talvolta, possono essere eccessivi e che pertanto rendono più efficienti il ricorso a un criterio gerarchico nell’allocazione delle risorse».
Leggere Coase resta un punto fermo anche per i non esperti, anzi forse e soprattutto per loro, che meno sono stati influenzati dal mainstream economico.
Nicola Porro per Il Giornale 25 febbraio 2024
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