Rubiales sfida il “falso femminismo”: deve resistere al bacio spacciato per stupro

Continua la bufera sul presidente della Federcalcio spagnola per il bacio a Jenni Hermoso

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Rubiales bacio

Hombre vertical o poltrona chaparal, il destino di Rubiales, commissario tecnico della nazionale di pallone femminile di Spagna, è segnato. Perché quando ce li hai contro tutti, Federcalcio, governo, pubblica opinione, cosa puoi fare? Puoi almeno uscirne con onore, senza consegnarti, come Rubiales sembrava voler fare a tutta prima, al ricatto dei nuovi fascisti della morale woke che lo mettono in fama di stupratore per un bacio stampato in faccia, in bocca, come vi pare, a una giocatrice nell’euforia della premiazione.

Rubiales può, deve resistere fino a che non lo cacceranno e sia chiaro che a subire violenza è stato lui; lui, non l’atleta, non la calciatrice del quale pure era stato diffuso un comunicato per ridimensionare, per spiegare che non ci aveva visto niente di male, che era perfino d’accordo, ha autorizzato lei il mister all’effusione nel trionfo, per poi pare ripensarci ficcando in mezzo il sindacato calciatori. Vedete, qui non è più una questione ideologica, siamo oltre, siamo al costrutto arbitrario che diventa l’unica verità, la sola chiava analitica della realtà. Cosa dicono le conformiste un po’ disperate e un po’ isteriche dopo il ratto di Palermo, sette bestioni contro una ragazzina? “Siccome la violenza è frutto di una cultura diffusa, di una società sbagliata, e la società siamo tutti, così siamo tutti colpevoli”.

Che è ragionare da dementi: la responsabilità è sempre individuale e solo un pazzo può pretendere di processare un paese intero per i crimini del singolo; ma questi si impancano e sparano un assunto personale, squilibrato e pretendono di trarne una verità unica e indiscutibile. Dopo il mio primo pezzo sulle pressioni a Rubiales mi ha scritto uno, sedicente legale, una mail un po’ vaneggiante: “Mi vergogno di te, hai sostenuto solo falsità”. E passa a spiegarmi che non conta cosa dice o sente la presunta vittima, conta solo che lui, lui che mi scrive, ci vede una violenza integrale, bestiale e quindi siamo tutti complici dello stupro sotto gli occhi del mondo.

Ai visionari in cerca di legittimazione non si risponde, ma il fatto sta qui, il punto decisivo sta qui: contrastare chi ti viene a dire “le cose stanno come dico io, perché lo dico io, e tu devi fartene una ragione, tu ti devi vergognare”. Su Twitter una suora predica: “La società è malata, troppo comodo dare la colpa solo a quei 7 ragazzi”, e intende i bruti, gli stupratori siciliani. “Ma perché tu deliri?”, non so impedirmi di risponderle e lei: “Visto? Sei violento, ho ragione io”. A questo punto si è già alla razionalità implosa, alla sconfessione totale del rigore logico da Aristotele a Godel. Di costrutto in costrutto, di assunto in assunto annaspiamo nella più poderosa, perché virulenta e concentrata, operazione di dissodamento sociale e culturale mai avvenuta, nella distruzione non creatrice globale: “Io dico” che la macchina è il male e devi prendere quella elettrica oppure andare a piedi. “Io dico” che i sessi non esistono. “Io dico” che Biancaneve era nigeriana e i suoi amici 7 gender. “Io dico” che fa più caldo, che i cambiamenti climatici esistono e sono colpa dell’uomo, però solo quello bianco, maschio, tossico e occidentale; e se i dati, le comparazioni meteo mi smentiscono, non valgono perché “io parlo” in nome e per conto della scienza.

“Io affermo” che i vaccini sono efficaci, sicuri, senza controindicazioni e se pure la gente casca come mosche, vip e sconosciuti, siccome non c’è la “prova del diavolo” tu sei tenuto a insistere, a sottoporti ancora e per sempre ai nuovi preparati, ti accada quello che deve accadere. E sull’“io dico” non si discute, si può solo obbedire, complice la tecnologia autoritaria in mano ai soliti.
È su un simile rivolgimento che ha senso resistere, per dire che si impone la dignità dell’individuo, del cittadino e se vi pare del cristiano non bigotto e fariseo ma all’occorrenza ribelle, non violento ma ribelle, consapevole di essere una creatura, non un mattone in un muro di mattoni.

Luis Rubiales, dopo avere ipotizzato le sue dimissioni, travolto dalla furia omicida del conformismo benpensante, ci ripensa e dice: dovrete cacciarmi voi, dovrete assumervene la responsabilità. Non ha via di scampo, ma può uscirne a testa alta, può dimostrare al mondo di che pasta siano fatte le ministre Montero e Belarra di Podemos, formazione estremista di sinistra con nostalgie terroristiche, che pretendono di garantire le donne col seguente argomento: “Rubiales sei un porco, uno stupratore, un mafioso, ormai tutti sanno che tipo sei”.

Max Del Papa, 25 agosto 2023

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