“Difenderemo la Russia: i traditori saranno puniti”. Sono queste le prime parole pronunciate da Vladimir Putin alla Nazione, dopo il tentato golpe militare del gruppo mercenario Wagner. Uno scenario a dir poco clamoroso, che ha destabilizzato anche la capitale della Federazione, portando i vertici della città a bloccare le strade e vietare il passaggio in Piazza Rossa e nel Mausoleo di Lenin. Ad ora, le milizie della Wagner hanno occupato i siti militari della città di Rostov e si registra l’arrivo delle truppe cecene nelle aree di tensione per eliminare il gruppo di Prigozhin.
Non lontano, quindi, è il rischio di una vera e propria guerra civile in Russia, già prefigurata da Putin nel discorso di stamattina, il quale ha avvisato di non “ripetere un nuovo 1917”, la “celebre” data della rivoluzione bolscevica. Eppure, tra le tensioni con la Wagner e le incursioni ucraine interne a Mosca, era già da settimane che il Cremlino aveva mostrato la propria debolezza nel fronteggiare il nemico e le crisi interne.
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Il mese scorso, il capo dei mercenari Prigozhin aveva avvisato Putin che il gruppo avrebbe abbandonato il territorio di Kiev, se non fossero arrivate nuove munizioni ed armi dalla Federazione. Ancora, proprio ieri, Prigozhin si scagliava contro i vertici della dirigenza russa, affermando che i dati pubblicati da Mosca – in termini di perdite in Ucraina – sono fortemente sottostimati, e che la situazione sul campo di battaglia non volge a favore dei russi, obbligati a contenere le conquiste nelle zone del Donbass a partire dal 24 febbraio 2022.
Il tutto, ricordiamo, connotato anche dai sabotaggi della resistenza di Zelensky, prima con l’attentato che ha portato alla morte la figlia del predicatore Dugin (in pieno centro a Mosca), poi con l’attacco al ponte di Kerch (l’infrastruttura che collega la Crimea al territorio della Federazione Russa), ed infine la duplice incursione coi droni a Mosca di poche settimane fa.
Lo scenario appare quindi infuocato. E sul rischio di una guerra civile è intervenuto anche il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky: “La debolezza della Russia è evidente. È debolezza su vasta scala. E più a lungo la Russia mantiene le sue truppe e mercenari sulla nostra terra, più caos, dolore e problemi avrà in seguito”. Un annuncio pubblicato sui social, seguito dalle dichiarazioni dei canali Telegram filo-Wagner, secondo cui “al valico di frontiera di Bugaevka, che si trova nella regione di Voronezh, altri 180 soldati russi e dipendenti delle forze dell’ordine hanno accettato di non interferire con le azioni dei volontari russi del gruppo Wagner e hanno deposto le armi”.
Insomma, la situazione è letteralmente infuocata, e il rischio che possa ulteriormente degenerare non può essere escluso a priori. Soprattutto in quelle zone in prossimità del confine con l’Ucraina (come la regione di Belgorod), ormai da mesi area soggetta ai bombardamenti di Kiev. Forse, l’obiettivo ucraino sta avendo esito: destabilizzare la Russia dall’interno per creare sfiducia tra la popolazione nei confronti di Putin.