Sono passate solo poche settimane dall’incontro tra Vladimir Putin e Kim Jong-Un, in un’ottica di rafforzamento dei rapporti tra i due Paesi, e questa volta il leader di Mosca si affaccia ancora fuori dai propri confini. Stamattina, infatti, si è concluso il grande bilaterale tra il capo del Cremlino ed il leader cinese, Xi Jinping, nella Grande Sala del popolo di Pechino. Un vertice che va a saldare, nei fatti, l’avvicinamento che si è verificato tra i due regimi a partire dal conflitto in Ucraina.
Asse Xi-Putin
La dittatura comunista, infatti, ha sempre mantenuto una posizione di fortissima ambiguità rispetto alla guerra tra Mosca e Kiev. Da una parte, Xi si è sempre premurato di mantenere una posizione terza, arrivata fino alla proposta di un piano di “pace” tra i due Paesi; dall’altra, però, numerosi sono stati i rumors occidentali di un aiuto militare ed economico a Putin. E questo grazie alla Corea del Nord. Come più volte ribadito dal Wall Street Journal, le potenziali forniture cinesi passerebbero dal regime di Kim, che apertamente sostiene la Russia nel conflitto contro Zelensky. Il tutto permetterebbe di mascherare le armi inviate da Xi. Un’alleanza a tre, che si tradurrebbe nella creazione del principale fronte anti-Nato e anti-occidentale a livello mondiale.
“I nostri due Paesi hanno approfondito la fiducia politica reciproca e mantenuto uno stretto ed efficace coordinamento strategico”, ha iniziato il suo intervento il leader cinese, ribadendo poi lo stretto legame che esiste tra le due potenze: “Il nostro volume di scambi bilaterali ha raggiunto un livello record e si sta avvicinando all’obiettivo di 200 miliardi di dollari“. Xi ha poi auspicato sforzi congiunti per “salvaguardare l’equità internazionale” e la “giustizia”, volti a promuovere anche “uno stretto ed efficace coordinamento strategico” tra i due Paesi.
La sfida all’Occidente
Dall’altra parte, Putin ha lodato Pechino nella gran parte del suo discorso. E non è neanche un caso che Xi abbia deciso di aprire il Forum della Via della Seta insieme al capo di Mosca, una missione volta a “dare nuovo slancio” all’economia globale, come affermato congiuntamente dai due leader. Insomma, col passare del tempo, l’amicizia tra i due Stati si sta trasformando progressivamente in una vera e propria alleanza, in rappresentanza di quel fronte globale che si pone contro Washington e Bruxelles.
Per approfondire:
- Israele, ora Putin si schiera: “Gli Usa bombardano il Libano?”
- Il neocomunismo di Xi sta mettendo in ginocchio la Cina
- Quali sono le vere intenzioni di Kim e Putin
Non potevano quindi risparmiarsi le critiche a Stati Uniti ed Unione Europea, ‘colpevoli’ di aver boicottato il progetto della Via della Seta. E anzi, rispondendo con l’imposizione di sanzioni per bloccare la concorrenza dei prodotti cinesi. Una misura letteralmente trumpiana, ma che sta trovando forte applicazione anche nella Casa Bianca sotto guida democratica.
Ma proprio in tale ambito, cominciano a rompersi i pezzi nell’alleanza comunitaria. Tra le novità, infatti, vi è Viktor Orban, il quale ha deciso di recarsi a Pechino per il terzo forum della Belt and Road Initiative. Prima il premier ungherese ha incontrato il presidente russo, a cui ha ribadito che “l’Ungheria non vuole lo scontro con Mosca”, poi ecco il bilaterale con Xi Jinping, che vede in Budapest “un partner fondamentale”. I tentacoli del mondo orientale si allungano anche verso i Paesi Ue. E lo fanno mettendo mano sui suoi punti deboli.
Matteo Milanesi, 18 ottobre 2023