Rammentate la pletora di gente che allarmava apostrofando Trump come pericoloso? In mancanza d’argomenti, motivavano con: «è imprevedibile». Uno per tutti che mi sovviene alla mente: Pierluigi Bersani, che faceva riferimento, in particolare, al conflitto in Ucraina. Capisco che bisogna valutare dalle azioni e non dalle parole, ma al momento abbiamo disponibili queste e non quelle. Mi riferisco alle parole pronunciate mercoledì 12 febbraio al 26mo incontro del Gruppo di cooperazione per la difesa dell’Ucraina (Udcg) con, presenti, i rappresentanti di 46 nazioni. L’incontro s’è poi svolto a porte chiuse, ma prima una breve conferenza-stampa dava soddisfazione ai giornalisti presenti. Hanno preso la parola solo il rappresentante britannico e quello americano, con quest’ultimo, per propria stessa dichiarazione, a riferire direttamente il pensiero e la volontà del proprio presidente, Donald Trump. E ora vediamo chi è il pericoloso.
Il ministro britannico ha esordito esaltando il coraggio profuso dall’Ucraina nei combattimenti e ha continuato vantandosi che la guerra – che, a dire del ministro, Putin pensava di finire in 3 giorni – è proseguita per 3 anni. Francamente non capiamo di cosa si sia vantato. Ammesso e non concesso che fosse negli intendimenti di Putin concludere dopo 3 giorni (ma concludere cosa?), ciò sarebbe accaduto se solo ci fosse stata la garanzia formale che l’Ucraina stesse fuori dalla Nato, oltre che il riconoscimento delle repubbliche del Donbass che si erano proclamate indipendenti (indipendenza che Mosca riconosceva proprio in quel febbraio 2022). Magari fosse finita dopo 3 giorni!
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Un’altra occasione di vanto è stata la circostanza dichiarata che «dalla parte dei russi si contano 850.000 tra morti e feriti». Chissà se il diplomatico britannico – diplomatico si fa per dire – ha riflettuto, prima di aprir bocca, che con quelle parole si sarebbe attirato gli improperi di 850.000 famiglie di Russia. Poi ‘sti britannici s’offendono quando qualcuno scherza sulla perfida Albione.
Altra perla è stata la riconferma della determinazione di «ottenere la pace con la forza». In generale, la cosa può anche starci: epperò era stata, quella, anche la dichiarazione d’intenti di Putin, che con la sua Operazione militare speciale intendeva – a suo dire – portare la pace con la forza in una regione dell’Ucraina martoriata per 8 anni dalla guerra civile. Portare la pace con la forza vale per alcuni ma non per altri, a quanto pare. Promette altro sostegno militare all’Ucraina, il ministro britannico, evocando, ancora una volta, intenzioni minacciose della Russia contro l’intero nostro continente. Intenzioni mai provate in tre anni e rimaste solo nella sfera delle presunzioni.
Il ministro-portavoce di Donald Trump gela tutti. Il suo discorso può così riassumersi: la Nato fuori dall’Ucraina, l’Ucraina fuori dalla Nato, l’America fuori dall’Ucraina, le conquiste russe in Ucraina alla Russia, l’Europa si sbrogli da sola i problemi ai propri confini. Con le prime due dette, Trump sta di fatto dichiarando la sconfitta della Nato. Essa mai sarebbe dovuta intervenire visto che l’Ucraina nella Nato non c’è, cosicché l’articolo 5 del Trattato Atlantico non si applicava e, ci fosse stato Trump, questa guerra non sarebbe neanche cominciata. Tra l’altro, l’Ucraina fuori dalla Nato è, da sempre, la rivendicazione della Russia. Quanto all’America, essa ha altri pensieri per la testa: uno, curare la deterrenza ai confini del Pacifico; l’altro, garantire agli americani quel che Biden aveva loro tolto: energia abbondante e a buon mercato. Trump ha esortato anche gli europei a imboccare questo cammino. Sull’energia, è come avesse detto: vi siete infognati col Green new deal di Ursula? Cercate di rimediare, e al più presto. E sulla deterrenza ai confini orientali dell’Europa ci ha esortato a portare nella voce “difesa” il 5% del nostro Pil; in proposito ha elogiato la Polonia che già lo fa. Anche perché l’America – dice Trump – intende venire in soccorso degli alleati Nato solo se questi faranno la loro parte: aiùtati che Dio t’aiuta o, per dirla coi trattati di strategia militare del tardo impero romano, si vis pacem para bellum.
Perfette le parole di Trump che, lungi dall’essere un pericolo, andrebbe considerato per il Nobel per la pace, ove mai avrà successo. Ma quel 5% alla difesa, che per noi italiani significherebbe 100 miliardi, impensierisce un po’. Certo, mandando al macero il Green new deal – cosa che andrebbe fatta comunque – potremmo spostare i denari da lì alla difesa. Ma forse potremmo meglio pensare ad altre priorità (per esempio alla Sanità), se assumiamo che i turbamenti ai nostri confini orientali sono più che altro paranoie, emerse più per giustificare la politica bellicosa dettata, qui da noi, da Sergio Mattarella. A questo proposito mi sovvengono le parole di Roberto Vannacci, che oltre che europarlamentare è anche un generale e queste cose le capisce bene: «Ricuciamo i buoni rapporti con la Russia». Ma per ricucire, qualcuno – e chi meglio di Mattarella? – dovrà imitare Enrico IV: sarà forse una piccola umiliazione, ma si tratta del nostro Paese, no Presidente? È la sua Canossa, altro che fare il nemico numero 1 della Russia.
Franco Battaglia
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