Sala o Ruffini, inutili “centrini”: 3 motivi per cui la manovra finirà male

Basta guardarsi intorno per capire la direzione verso la quale sta andando l’Europa: serve concretezza, non moderatismo

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Sala Ruffini

Recentemente due fatti hanno riaperto la discussione sul famigerato Polo di centro: il primo è rappresentato dall’intervista di Beppe Sala per Repubblica, dove sono state mosse critiche importanti nei confronti del campo largo. Il secondo consiste nelle dimissioni del direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini, che secondo alcuni scaturirebbero da un possibile esordio in politica da lui smentito. Questo argomento può appassionare qualche feticista come me ma sicuramente interessa ben poco all’elettore medio, che vota per chi meglio riesce a comprendere le sue esigenze proponendo al contempo una risposta credibile ed efficace. Ne deriva che alcuni fenomeni non possono essere affrontati con moderazione, anzi, è proprio la moderazione con cui sono stati affrontati che ha portatogli elettori a votare ascoltando sempre di più la propria pancia.

Questo lo vediamo in Germania, dove il governo del socialista Scholz è appena stato sfiduciato, portando ad elezioni anticipate che si terranno a febbraio, e che rischiano di essere vinte dall’estrema destra di AFD. Lo vediamo in Francia, dove il consenso della Le Pen ha superato il 40%, dopo i tentativi di Macron di unire la pizza con i fichi pur di non far governare il Rassemblement National. Lo vediamo in Austria, dove a settembre abbiamo assistito alla vittoria del Partito della libertà, altra forza di destra, non delle più moderate, che si è aggiudicata la guida del Paese battendo il Partito Popolare, il quale guidava la coalizione del governo uscente e ha perso l’11% dei voti rispetto al 2019. Lo vediamo anche in Romania, dove il primo turno delle Presidenziali è stato vinto dal Presidente filorusso di estrema destra Georgescu, salvo poi essere state arbitrariamente annullate. Per non parlare degli Stati Uniti e delle recenti elezioni vinte da Trump, che tra i suoi pregi non può di certo vantare quello della moderazione, ammesso che sia un pregio.

Però c’è ancora chi sostiene che la maggioranza degli elettori è moderata, forse questa constatazione riesce a trovare ancora appiglio nel nostro Paese ma basta guardarsi intorno per capire che la direzione verso la quale sta andando l’Europa, e non solo, non sembra avere come meta il moderatismo. Da sempre la trascuratezza nei riguardi delle problematiche considerate prioritarie dai ceti più deboli ha portato ad una diffusa esasperazione, che è pane per la politica più demagogica, è in questo modo che prendono piede i partiti più radicali. La ricetta più efficace per tamponare l’ascesa delle forze più estremiste è dare una risposta adeguata ai problemi più sentiti, quale quello dell’immigrazione. L’eccesso di indulgenza porta consenso alle forze meno moderate, che da sempre è figlio del lassismo della sinistra.

Massimiliano Bertagna, 17 dicembre 2024

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