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Salario minimo, perché Schlein sbaglia

Perché il salario minimo non è la soluzione. Ecco gli errori su cui si fonda la proposta di Elly Schlein

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La sinistra è tornata ancora una volta a parlare di salario minimo. E lo ha fatto dai banchi di Montecitorio con la voce del neo segretario del Pd, Elly Schlein. “C’è un dramma di questo Paese di cui non sentiamo parlare mai: la precarietà e il lavoro povero – ha sottolineato la Schlein durante il question time alla Camera. Abbiamo presentato una proposta per il salario minimo così come le altre opposizioni, ma le avete bocciate. Approviamo subito un salario minimo e un congedo parentale di sei mesi, noi ci siamo”. Non si è fatta attendere la replica del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che prontamente ha replicato: “L’obiettivo che il governo si è posto è quello di aumentare i salari, e di garantire pensioni dignitose adeguate al lavoro svolto. Il governo non è convinto che la soluzione sia quella di un salario minimo legale”.

Ecco, è proprio questo il punto. Come giustamente ha puntualizzato Giorgia Meloni, il salario minimo non è la soluzione. Perché, pur riconoscendo che la precarietà e il lavoro povero rappresentano due tristi piaghe della nostra società, molti rimangono comunque i rischi e le criticità legate all’introduzione di un salario minimo nel nostro Paese. In primis, bisognerebbe tenere conto del fatto che buona parte delle decisioni riguardanti i livelli salariali, in Italia vengono assunte in sede di contrattazione collettiva e risultano pertanto già normate. Potrebbe indubbiamente rivelarsi proficuo intervenire in settori che a tutt’oggi sfuggono alla contrattazione collettiva, anche al fine di colmare dei vuoti legislativi e garantire la tutela di talune categorie di lavoratori oggi non opportunamente tutelate. Purtuttavia, il rischio di impantanarsi diventerebbe elevatissimo laddove si decidesse di intervenire a pioggia in ogni settore.

Altro aspetto di non poco conto riguarda l’incidenza del cuneo fiscale sulle aziende italiane. Infatti, l’imposizione di un salario minimo finirebbe col gravare interamente sui bilanci aziendali, finendo così col compromettere ulteriormente la stabilità finanziaria delle imprese, che si troverebbero a dover fare i conti con un aumento esponenziale dei costi del lavoro. E, inutile sottolinearlo, in una fase storica cotanto delicata, sarebbe senza dubbio più proficuo supportare chi produce, magari detassando in maniera strutturale il costo del lavoro, piuttosto che accrescerne l’incidenza. Il rischio, probabilmente neppure calcolato, sarebbe in questo caso quello di avere un salario minimo garantito per ogni lavoratore, ma al prezzo di perdere conseguentemente dei posti di lavoro. Un autentico paradosso, insomma, con un provvedimento che da un parte si propone di tutelare i lavoratori, e dall’altra li espone a rischi ben più importanti, azzoppando peraltro chi il lavoro lo crea.

Per approfondire:

Da ultimo, potrebbe ancora succedere, al pari di quanto già accaduto con il reddito di cittadinanza, che, anche nel caso del salario minimo, si finisca con l’incentivare la pratica, peraltro già ampiamente diffusa, del lavoro sommerso. Infatti, in seguito ad un’eventuale introduzione di un minimo salariale, da un parte, vi potrebbero essere (e quasi certamente vi saranno) dei lavoratori disposti a lavorare anche al di sotto della tariffa minima fissata per legge, e dall’altra, delle aziende costrette a dover ricorrere a escamotage vari (quali ad esempio il ricorso al sommerso) per poter rimanere competitive sul mercato.

Insomma, tante sono le criticità legate all’introduzione di un minimo salariale imposto per legge, ed altrettante potrebbero essere le ripercussioni per il nostro mercato del lavoro. Ricadute che, probabilmente, il segretario del Pd non deve aver valutato attentamente. O forse sì. Perché, quella della Schlein, assomiglia più alla solita vecchia manovra ideologica, che ad una reale volontà di tutelare la dignità del lavoro e dei lavoratori. Una manovra, che potrebbe tuttavia rivelarsi alquanto pericolosa, date le già di per sé non ottimali condizioni in cui verte il mercato del lavoro in Italia. Ma questo evidentemente a Elly sembra importare poco. Ammesso che ci abbia veramente capito qualcosa.

Salvatore Di Bartolo, 17 marzo 2023