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Saltano gli incentivi per il calcio: ecco perché sono d’accordo

incentivi fiscali © ekks e relifs tramite Canva.com

Ieri è saltata la norma, tanto voluta dal presidente della Lazio, Claudio Lotito, per prorogare di due mesi (giusto in tempo per il mercato invernale) la riduzione del 50% dell’imponibile Irpef sui redditi dei calciatori che, dopo aver lavorato all’estero, vengono a giocare in Italia.

L’incentivo è saltato e vi dico la verità: non mi metterò di certo a piangere. Tanti tifosi diranno che è sbagliato, perché un settore come quello del calcio – che vanta sei miliardi di debiti e con l’85% delle spese dei club che se ne va in stipendi – è evidente che faccia fatica a competere con Paesi con regimi fiscali migliori del nostro. Ma è anche vero che non possiamo permetterci di garantire a questi straordinari presidenti pieni di debiti una situazione fiscale agevolata per portare a casa i loro beniamini.

Figuratevi un po’ voi: io sono ben contento che si continui a prendere calciatori a venti, trenta, quaranta o cinquanta milioni di euro. Ma in un mondo normale, diverso da quello del calcio, ci si dovrebbe anche interrogare come sia possibile che buona parte dei club abbiano fino a 800 milioni di debiti.

Dalla Zuppa di Porro del 29 dicembre 2023

Aggiornamento ore 16.45

Oggi Salvini ha dichiarato: “L’obiettivo del governo è aiutare il calcio italiano anche e soprattutto valorizzando i vivai. Per questo motivo, la Lega ha ritenuto di stoppare la norma che consente ai calciatori stranieri di pagare meno tasse. Sono convinto che sia una scelta di equità e buonsenso. Il Decreto crescita ha permesso ai club di acquistare atleti dall’estero con lo sconto: un aiuto straordinario, durato anni, che doveva essere l’occasione per rilanciare i nostri campionati. Rendendoli più competitivi e attraenti. Così non è stato, e mi sorprende la reazione dei club: sembra che il problema della nostra serie A sia la mancanza di una sorta di reddito di cittadinanza per i giocatori comprati oltre confine. Io ci metto la faccia, come sempre. Se altri colleghi hanno idee diverse, li invito a confrontarsi anche pubblicamente. Il bene dello sport italiano passa soprattutto dal calcio: sono aperto a ogni dibattito e proposta”.

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