Politica

Saluto romano, la Cassazione: “Non è reato quando commemorativo”

Per l’avvocato generale Pietro Gaeta, non rappresenta un reato in maniera univoca

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Il dibattito sul saluto romano è tornato di moda in seguito alla commemorazione di Acca Larentia, a Roma, e soprattutto al solito ritornello della sinistra, ossessionata dal ritorno del fascismo. C’era grande attesa per il giudizio della Suprema Corte su una commemorazione con saluto fascista fatta a Milano il 29 aprile 2016. Nel suo intervento all’udienza odierna, il pg della Cassazione Pietro Gaeta è stato chiaro: “Il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della ‘legge Mancino’ quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”.

La posizione del Pg di Cassazione

Le parole dell’avvocato generale della Cassazione non vanno sottovalutate. Senza volerlo, ha di fatto condiviso il pensiero di Ignazio La Russa. Ciclicamente criticato per i busti di Mussolini o per altre cose che interessano solo ai compagnucci, il presidente del Senato recentemente si è soffermato sul saluto romano come possibile gesto di apologia del fascismo e ha evidenziato: “Lo chiedo più da avvocato che da politico, sia chiaro. Non aiuta a risolvere la questione, e le polemiche che ogni volta si scatenano, il fatto che ci sia incertezza su come considerare certi gesti in caso di commemorazione di persone defunte”, le sue parole al Corriere.

La Russa aveva inoltre rimarcato di aspettare con interesse la riunione a sezione riunite della Cassazione di oggi. Il suo punto di vista è limpido: una cosa è il saluto romano a una manifestazione politica, un’altra cosa è un gesto in un evento privato. “È possibile che si stabilisca che un saluto romano durante una commemorazione non sia apologia di fascismo, e quindi non sia reato, come molte sentenze stabiliscono. Servirebbe chiarezza, ce lo aspettiamo”, ha aggiunto prima di ribadire la totale estraneità di Fratelli d’Italia a certe manifestazioni di tributo al regime mussoliniano.

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Insomma, il La Russa pensiero è sovrapponibile a quello del pg della Cassazione. Nel corso del suo intervento, Gaeta ha anche fatto un cenno ad Acca Larentia: “Acca Larenzia con 5mila persone è una cosa diversa da quattro nostalgici che si vedono davanti a una lapide di un cimitero e uno di loro alza il braccio. Bisogna distinguere la finalità commemorativa con il potenziale pericolo di ordine pubblico. La nostra democrazia è forte e sa distinguere”. Il saluto romano è un’offesa alla sensibilità individuale e questo è indiscutibile, ma secondo Gaeta diventa reato “quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”. Discorso che non fa una piega, con buona pace dei polemisti di professione.

La sentenza

Poche ore dopo le dichiarazioni del pg, è arrivata anche la sentenza delle Sezioni unite della Cassazione che ha disposto un nuovo processo di Appello nei confronti degli otto militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto romano nel corso di una commemorazione a Milano. Per gli ermellini il saluto romano nella sua espressione commemorativa non è reato. Per essere perseguito a livello penale, il rituale dovrebbe accompagnarsi al reale e concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista. Fattispecie che non è nella cerimonia commemorativa del “presente”. L’avvocato Domenico Di Tullio, difensore di due tra gli imputati, ha rimarcato: “Per la contestazione della Legge Mancino è necessario che ci sia un’organizzazione che ha tra gli scopi la discriminazione razziale e la violenza razziale”.

Massimo Balsamo, 18 gennaio 2024