Giustizia

Salva Milano, raffica di arresti. Ma rinnovare la città è cosa buona e giusta

Promemoria di buonsenso: è normale consultare chi può offrire spunti utili per migliorare i testi di legge

milano © elisalocci tramite Canva.com
Ascolta l'articolo
00:00
/

Nuova bufera sul Comune di Milano. Accelerata nell’inchiesta della Procura meneghina sulla gestione dell’urbanistica. Dopo aver contestato ai funzionari comunali unicamente violazioni urbanistiche, ora sono scattati gli arresti: ai domiciliari l’ex dirigente del Comune di Milano Giovanni Oggioni con le accuse di corruzione, falso e depistaggio. Nel mirino dei procuratori la concessione di permessi edilizi facili sulla base di semplici autocertificazioni, che secondo l’accusa sarebbero state ricompensate con una consulenza da una delle associazioni dei costruttori (l’Assimpredil, perquisita ma non indagata).

Le due indagini

Entrando nel dettaglio delle indagini, Oggioni è stato arrestato per aver preso soldi dall’associazione di costruttori Assimprendil – 180 mila euro sotto forma di consulenze – per condizionare gli appalti sull’urbanistica, un occhio di favore sui progetti immobiliari in città. Da qui la corruzione. Il 73enne, ex vicepresidente della Commissione paesaggio nonché ex direttore dello Sportello urbanistica del Comune di Milano, è finito ai domiciliari. Nel mirino anche il contratto di lavoro alla figlia da parte di una società di costruzioni.

Si tratta dell’ultimo tassello delle inchieste sul mattone a Milano. Perquisite la sede di Assimprendil-Ance e gli uffici comunali di Palazzo Marino, tra cui quelli del Segretario generale, del Responsabile della prevenzione e della corruzione e della trasparenza e di quelli del settore Rigenerazione urbana. Indagati per falso anche due funzionari – Carla Barone e Andrea Viaroli – e l’architetto Marco Cerri, nonché la società di costruzioni Abitare in dove lavora la figlia di Oggioni dal 2020. Oggioni è anche accusato di falso per come ha gestito le pratiche nel mirino e di depistaggio per aver “cancellato un account di Microsoft per depistare le indagini e sopprimere le prove”.

Si tratta della fase 2 di un’indagine molto più ampia che avrebbe ” fatto emergere l’esistenza di un sistema“, composto da membri della Commissione per il Paesaggio, operatori economici, progettisti privati e soggetti interni all’amministrazione comunale milanese, il cui fine è quello di favorire il rilascio di titoli edilizi illeciti e di realizzare operazioni immobiliari altamente speculative.

La legge richiesta ai politici

C’è un aspetto delle indagini che però merita una riflessione. Alcuni tra gli indagati nell’inchiesta sull’urbanistica milanese per i magistrati avrebbero “brigato” un pressing sui parlamentari per fare approvare il cosiddetto Salva Milano. Parliamo dell’ormai nota legge che riguarda le norme urbanistiche e le pratiche edilizie e che stabilisce che i piani attuativi comunali, fino ad oggi necessari per la demolizione e la ricostruzione, non siano più obbligatori in determinati casi.

Come evidenziato dal Corriere, negli atti gli indagati rivendicano di avere scritto e fatto recapitare ai parlamentari l’emendamento presentato in un secondo momento dall’allora capogruppo Fdi Tommaso Foti, oggi ministro delle Politiche europee, del Sud e del Pnrr. Inoltre, vengono citati contatti con il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi e con il senatore leghista Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al coordinamento delle politiche economiche.

Insomma, dalle intercettazioni emergerebbe che la Salva Milano “è stata voluta e dettata” dal già citato Oggioni e da Marco Cerri, pure lui in commissione e tra i destinatari di richiesta di misura interdittiva. Nell’ordinanza del gip Mattia Fiorentini si specifica che lo scopo sarebbe stato confezionare una legge che agisse sulle violazioni più evidenti rilevate dalla magistratura e mettesse al riparo dalle inchieste il sistema edilizio instaurato a Milano.

Leggi anche:

Sia chiaro, la giustizia farà il suo corso: se il processo (badate bene, non le indagini: lasciamo almeno che la difesa degli indagati possa esprimersi) valuterà eventuali responsabilità penali, chi ha sbagliato dovrà pagare ovviamente. Ma insomma: dove sarebbe lo scandalo politico? Da quando la politica non si confronta con gli addetti ai lavori? Non è forse la normalità, soprattutto dinanzi a questioni complesse, interloquire con associazioni di categoria, esperti, professionisti e imprenditori e cittadini.

Lupi si difende

È normale consultare chi può offrire spunti utili per migliorare i testi di legge, la posizione del già citato Lupi: “Non c’è nulla da nascondere, né nulla da svelare”. Su un dossier delicato e spinoso come il Salva Milano, è scontato ascoltare tutti i soggetti coinvolti, dal sindaco in giù, sia pubblicamente che informalmente. E per l’ex ministro, che è anche presidente di un gruppo parlamentare, “tutto è avvenuto alla luce del sole”: “Come potrebbe un ufficio legislativo redigere proposte ed emendamenti senza un ascolto? Deve essere chiaro, però, che il testo finale è stato elaborato in totale autonomia perché il Parlamento non scrive leggi sotto dettatura”.

Che fine farà il Salva Milano?

Il Salva Milano era stato approvato a fine novembre dalla Camera e adesso è al vaglio del Senato in agenda la prossima settimana. L’inchiesta potrebbe mettere una pietra tombale sulla legge, dimenticando che lo stato attuale delle cose blocca una città che potrebbe attrarre miliardi di euro, mettendo a repentaglio sviluppo e innovazione. Non è un caso che un sindaco di sinistra-sinistra come Beppe Sala l’abbia invocata a più non possa, fino ad arrivare a minacciare le dimissioni.

Franco Lodige, 5 marzo 2025

Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis).