Società

Salvate gli eroi del politicamente scorretto

Musk Milei © NJPhotos tramite Canva.com

Uno è un ragazzo educato con la faccia per bene, uno studente decente con le fossette quando sorride. Vive in una Italia riservata e operosa, non ha tatuaggi visibili e soffre sentimentalmente. Un altro è un odiatore delle tasse francesi, è amico di Putin, dichiaratamente eterosessuale è accusato da ben 16 donne di abusi vari; ormai obeso non è meno avido di cibo, vino e donne. Il terzo è dichiaratamente gay, dicono grande consumatore di alcol e insaziabile animatore di festini con prostituti in giro per il mondo.

Poi un riccone bulimico di figli tanto da affittare uteri per sfornarli che dicono sia stato, in passato, un robusto consumatore di ogni tipo di droga. Ancora un libertino, amante delle donne belle o brutte basta che fossero disponibili al sesso orale, socialista, ebreo, nato in Francia e vissuto a lungo in Marocco. Infine un introverso contestatore dell’educazione che ha ricevuto a suo dire “superliberale e matriarcale, poiché completamente priva di disciplina e perché ha contribuito a effeminarmi in una certa misura (Wikipedia)“, discreto studente, molto religioso, buon lavoratore stimato dai suoi colleghi, autore di un memoriale di oltre 1500 pagine 2083 – Una dichiarazione europea d’indipendenza” molto letto sul web.

Sto parlando dell’uomo più ricco del mondo, di un mancato Presidente della Repubblica francese, di uno straordinario attore gay, di un mostruoso assassino di massa, di uno straordinario attore etero e di un triste assassino di provincia. A voi l’onere di sistemare ciascuno nella sua casella e dargli un nome. Io non voglio farlo perché ormai hanno assunto un ruolo simbolico e sono amati ed odiati per ragioni che nulla hanno a che vedere con ciò che fanno. Anzi, i loro comportamenti, valutati sempre secondo criteri morali, spesso ingannano.

Mentre scrivo queste righe ho ripreso in mano il fantastico Walter Bloch di Difendere l’indifendibile (Liberilibri) con la notevole nota introduttiva di Murray Rothbard, (3 pagine che il nostro ospite Porro forse potrebbe valutare di pubblicare per intero su questa testata per la straordinaria efficacia delle sue parole), e grazie alla sua platea di mostri sociali, che Bloch trasforma in eroi, vorrei analizzare la dinamica contemporanea della creazione dei mostri.

Oggi per mostrificare i propri nemici, zelanti giornalisti, blogger o attivisti woke, alla ricerca non della colpa ma dello stigma sociale, utilizzano esattamente le categorie grazie alle quali Bloch individua i suoi eroi: il porco maschilista, lo spacciatore, il tossicodipendente, l’ereditiere, lo sporco capitalista, l’avaro, ecc. Perché se assassini e stragisti sono un problema di marginalità da trattare con polizia e giudici, al più da interpretare con sociologismi da scuola media, i mostri sociali debbono essere distrutti moralmente, economicamente e socialmente, non potendo disporre nei confronti delle loro azioni prive di ogni violenza nei confronti del prossimo, degli strumenti della coercizione di Stato.

Pensiamo al pandoro della Ferragni, grazie al quale si è aperto il vaso di Pandora dei moralisti, “ciondoli, borsette e biscotti: così il metodo Ferragni ha confuso affari e beneficenza” titola Repubblica mentre solerti giornalisti sono lanciati alla ricerca di uova di pasqua e altre terribili nefandezze. Godono nel sapere che marchi importanti la hanno abbandonata, digrignano i denti alla notizia che è indagata per truffa, aspettano con ansia di leggere le mail nelle quali forse scriveva cose immonde, intanto parlano del suo attico, dei suoi fatturati e già invocano una legge sugli influencer mentre misurano eccitati il calo dei suoi follower.

Ma torniamo ai nostri sei misteriosi protagonisti: quattro non hanno mai commesso gesti di natura violenta, con il loro impegno hanno reso il mondo un luogo migliore e dove è più piacevole vivere, gli altri due hanno condotto una vita ordinaria e invisibile sino al momento in cui uccidendo degli innocenti non sono assurti alle cronache. Ai primi quattro regaliamo odio e disprezzo riservandogli restrizioni e divieti in nome del più becero moralismo, col risultato di esserci privati di splendide interpretazioni al cinema e al teatro, di esserci inflitti come presidente l’insulso Sarkozy con il corollario gauche caviar di Carla Bruni o peggio ancora cercando di privarci del lavoro dell’unico uomo convinto di rendere il genere umano un genere multiplanetario, mentre realizza uno strumento capace di mettere in comunicazione l’intera umanità attraverso un telefono e spende 44 miliardi di dollari per liberare un social network dal wokismo.

Agli altri due riserviamo pensose cronache perché l’isolamento inflitto al primo, un cazzo di mostro nazista, in un carcere dove ha a disposizione cucina, palestra e video, potrebbe spingerlo al suicidio, mentre il secondo un assassino efferato, crudele e spietato, colpevole e reo confesso, ha generato l’incredibile risultato di ministri che si scusano con le proprie figlie e mogli di essere maschi, “ancora una volta come marito, come padre e come nonno, chiedo scusa attraverso le donne della mia famiglia a tutte le donne per quello che uomini privi di intelligenza e privi di amore hanno fatto e continuano a fare”, offrendosi a paginate di giornali e manifestazioni contro il patriarcato e tutta la solita manfrina mainstream.

Mi chiedo perché i mostri reali dei nostri giorni nella comunicazione giornalistica hanno spesso la connotazione di vittime della società, mentre la mostrificazione viene riservata ai non allineati al pensiero comune, ai veri eroi dei nostri tempi, a quelli che hanno rotto il tetto dell’ipocrisia capovolgendo un destino che sembrava segnato: Musk, Milei, Zelensky fra i pochi. Ormai non si tratta più di difendere l’indifendibile, ormai è necessario affermare l’incredibile: l’uomo può viaggiare nello spazio, la Russia deve perdere questa guerra, una nazione si può governare credendo nella libertà.

Antonio De Filippi, 17 gennaio 2024

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