Il Gup di Catania, Nunzio Sarpietro, ha sentenziato il non luogo a procedere per Matteo Salvini in riferimento all’accusa di sequestro di persona per il caso Gregoretti. I fatti contestati si riferivano ai ritardi nello sbarco, nel luglio 2019, di 116 migranti a bordo della nave della Guardia costiera italiana nel porto di Augusta. Già lo scorso 10 aprile per il pm Andrea Bonomi non sussistevano gli estremi per l’imputabilità del reato di sequestro di persona dell’ex titolare del Viminale. Tanto che la requisitoria del pubblico ministero era orientata all’archiviazione del caso in quanto Salvini «non ha violato alcuna delle convenzioni internazionali» e operato con scelte «condivise dal governo». La Procura di Catania nelle indagini sulle contestazioni rivolte al leader della Lega si è vincolata ad un dato di realtà, essendo i tre giorni precedenti allo sbarco non configurabili come illegittima privazione della libertà che si sarebbe, peraltro, reiterata nel centro di registrazione (hotspot) di Pozzallo. Inoltre, per i magistrati del capoluogo etneo «manca un obbligo per lo Stato di uno sbarco immediato».
Politicizzare il caso Gregoretti
La vicenda giudiziaria per come si è conclusa richiama le responsabilità di quei partiti che hanno delegato alla magistratura la sindacabilità delle decisioni di governo, che rientrano nell’esclusiva sfera di competenza politica. Il proscioglimento di Salvini rappresenta la sconfitta dell’ideologia giustizialista che pretende di gestire il conflitto politico con l’arma impropria del procedimento giudiziario. Tale forma di surrogazione politica, nel tentativo di destituire la controparte con il maglio giudiziario, si traduce nella iattura elettorale per i suoi promotori. Basta ricordare il protagonismo di alcune Procure, incitate dalla sinistra giacobina, per liberarsi di Silvio Berlusconi che, nonostante le “aggressioni” giudiziarie, veniva abilitato a governare dal voto degli italiani.