Ha fatto grande scalpore, sotto Pasqua, la foto di Salvini con il mitra postata dal suo consigliere per la comunicazione Luca Morisi. Subito si sono sollevati le reazioni indignate, soprattutto a sinistra. Non poteva mancare, chiaramente quella di Roberto Saviano, che un giorno sì e l’altro pure attacca il ministro degli Interni e invoca i porti aperti: “Questa di Morisi, oltre a essere una grave minaccia alla nostra Democrazia, è istigazione a delinquere, reato procedibile d’ufficio”, scrive Saviano. “Ognuno di noi può denunciare questo atto. Vi invito a farlo”.
Vale la pena leggere Pietrangelo Buttafuoco nella sua rubrica sul Quotidiano del sud:
“Mummie benpensanti dalle dita ancora bruciacchiate da antiche molotov si stracciano le vesti per Luca Morisi. Il famoso guru social di Matteo Salvini è reo d’inappropriato post: la foto del suo ministro armato di tutto punto, un mitra nientemeno, come neppure il più duro tra i duri a Marsiglia. Con una chiave inglese in pugno, non avrebbero avuto da eccepire. È l’arma con cui nel 1975 è ucciso a Milano Sergio Ramelli – 17 anni – quello stesso cui le suddette mummie, per interposto prefetto, hanno negato la cerimonia in ricordo. Ucciso da dita bruciacchiate da molotov.”
E Salvini? “Sono polemiche fondate sul nulla”, ha tagliato corto. “Quelli hanno polemizzato anche sui peluche…”