Sono tempestato di mail che mi chiedono di prendere posizione sul caso Tribunale dei Ministri-Matteo Salvini. Mi pare ridicolo che chi aveva previsto tutto prenda posizione su una notizia che per lui è una non notizia. Sapevo (perché sono vecchio, perché ne ho viste di tutti i colori, perché l’establishment lo conosco più delle mie tasche) che sarebbe finita così. Avevo previsto la joint venture Magistratura-Establishment, ma mai che, a livello dei singoli, come liberale nature sarei rimasto solo con Pierluigi Battista e con Nicola Porro a difendere la separazione dei poteri. Tutti evaporati. Che tristezza. Oltretutto ora le carte arriveranno alla Procura di Catania che si era già espressa negativamente. Mi chiedo, perché giocare con le Istituzioni?
La raccomandazioni-profezie di mio papà (operaio Fiat, ma raffinato intellettuale) sul letto di morte nel Natale 1947 (aveva 41 anni) a mia mamma e a me si sono avverate: “Non fidatevi degli azionisti, gratta gratta sono fascisti, come i nazisti e i comunisti”. Infatti, su 1.000 accademici-intellettuali solo una decina non avevano sottoscritto le leggi razziali mussoliniane, il punto più osceno del fascismo. Cosa scrissi il 16 luglio 2019 lo leggete sotto.
In archivio ho la caterva di insulti ricevuti nei giorni successivi da leghisti doc e da salviniani di complemento, il resto lo trovate su Twitter e lettere al direttore di quei quotidiani che avevano osato pubblicarmi. Dopo questo Cameo, ai leghisti di luglio, si aggiungeranno, ne sono certo, gli pseudo liberali dei salotti ZTL di febbraio 2020. Triste sorte per i liberali nature.
Chissà cosa mi succederà quando uscirà Il mio nuovo libro (Uomini o Consumatori? Il declino del Ceo capitalism). Un libro, ebbene sì, lo confesso, portatore sano di valori liberali nature ma fermo contro i “fascisti” monopolisti di Silicon Valley e di Xi Jinping. Volete sapere come andrà a finire? Costoro non solo non lo recensiranno, ma non lo leggeranno neppure: “Tiè”.
Caro Salvini, un consiglio disinteressato: si dimetta (pubblicato il 16 luglio 2019)
Caro Ministro Matteo Salvini,
Sarò breve. Noi non ci conosciamo, non esiste uno straccio di prova che ci colleghi, non ci sono trojan, l’unico contatto che abbiamo è virtuale, seppur giornaliero: io, seduto, vedo lei, in piedi, sempre agitato, e nei luoghi più strani. Tutto qua. Non se l’abbia a male, ma nel 34% dei voti da lei presi alle europee il mio voto non c’è. L’unico contatto fra noi è avvenuto nelle urne del 4 dicembre 2016 quando abbiamo votato NO al tentativo di colpo di stato dell’establishment.
Questa lettera aperta (come ovvio, non pretendo risposta) finirà subito sul mio Blog e poi nel Supplemento di Zafferano.news (è digitale, esce ogni sabato, è gratis, è scritto in un buon italiano da persone perbene, non parla di politica: si abboni). La notte del 4 dicembre 2016 è stato un momento di grande commozione per me, membro di una famiglia antifascista, anticomunista e antiazionista che ha molto sofferto, e che, per colpa di un manipolo di birbanti, avrebbe potuto di nuovo molto soffrire. Averli respinti è stato importante.
Nel caso di questa lettera aperta invito i direttori dei quotidiani cartacei e di quelli digitali, che spesso riprendono i miei pezzi dal Blog, di pensarci bene prima di pubblicarla. Scrivere a un “politicamente appestato” come lei, caro Salvini, è atto quantomeno sconsiderato, figuriamoci pubblicarlo. Quello che poteva fare per il paese, difendere i confini e ripristinare la legalità, lei l’ha fatto. Per quel che vale (nulla) io gliene sono sinceramente grato. E tutti i 27 capi dell’Europa la pensano come lei: non lo dicono, ma i migranti nessuno li vuole, se non quelli delle ZTL e delle staff vaticane, per i quali è argomento di conversazioni salottiere finto umanitarie che però, curiosamente, li eccita.
Sarò breve. Si dimetta da vicepremier e da ministro, chieda di essere sostituito da Giancarlo Giorgetti. Ma non faccia cadere il governo, tanto le elezioni anticipate non ci saranno mai: sono birbanti, ma non fessacchiotti. Se ne vada in punta di piedi, l’ottanta per cento dei cittadini, anche quelli che non la votano, sanno che il suo compito lei l’ha compiuto: ripristinare la legalità sul problema migranti.
Lei è diventato, nel bene o nel male, l’uomo considerato più potente in Italia. Ma questa è una fake truth istituzionale. Lei, e immagino lo sappia, è potente solo sulla carta e solo in termini di immagine. Il potere vero è rimasto nei tabernacoli ove è sempre stato, e continua a stare, e a essere gestito dai soliti noti. Lei ha toccato una delle ostie benedette, si è inventato quota 100 e lì si è politicamente suicidato. Tutto qua.
Sono convinto che, come capo della Lega, comincerà per lei una vita nuova, prenda la politica come un divertissement, vedrà, sarà felice.
Riccardo Ruggeri, 13 febbraio 2020