Tronfio di questa ondata di consensi, Salvini sta sottovalutando un elemento determinante: il suo rapporto con il Quirinale. E l’ultima forzatura, per costringere Silvio Berlusconi a piegarsi dando il via libera in Rai a Marcello Foa, rischia di compromettere le già difficili relazioni con Sergio Mattarella, che non l’ha mai amato. Matteo dovrebbe tenere in mente un vecchio adagio di Francesco Cossiga che di potere se ne intendeva: “Il Presidente resta, gli altri se ne vanno”. Da buon siciliano, il Capo dello Stato non dimentica di essere stato bollato come “disgustoso” in un tweet del giornalista sovranista quando si occupava di media in Svizzera.
La vicenda Foa ha provocato qualche nervosismo anche nel cerchio magico del Presidente, visto che il Segretario generale, Ugo Zampetti, non è riuscito ad usare la propria autorevole “moral suasion”, soprattutto con il suo pupillo Giggino Di Maio, per far desistere Salvini dal riproporre Foa, cosa che peraltro ha fatto imbestialire pure mezza Forza Italia, anche se Antonio Tajani e Maurizio Gasparri stanno brigando, come compensazione, per la casella di direttore di Rai Parlamento (sic!) per un loro fedelissimo, Antonio Preziosi.
L’irritazione del Quirinale, già manifestata con la contrarietà al decreto sull’immigrazione, può avere una conseguenza ora che i rapporti tra Lega e M5stelle si fanno più tesi in vista della sessione di bilancio e che il Presidente della Camera, Roberto Fico, è già di fatto all’opposizione. E per di più, visto come si sta sviluppando, la Finanziaria rischia di far saltare i nervi alla fascia alta degli elettori leghisti.
A Salvini viene spuntata l’arma più efficace che ha in mano, la minaccia di andare a elezioni anticipate e tornare alla vecchia forte alleanza di centrodestra. Ma il Presidente in queste settimane ha fatto sapere il suo pensiero: non ha nessuna voglia di sciogliere le Camere, correndo il rischio di vedere Salvini a Palazzo Chigi, e piuttosto, in caso di crisi sulla finanziaria, ha già pronto un governo Tria che sta dimostrando nervi saldi nonostante le continue provocazioni, non ultima quella del Grande Fratello Portavoce Rocco Casalino, dal quale il Premier Conte sembra stregato.
Bisogna anzi far tesoro in queste ore delle raccomandazioni del Ministro dell’Economia, il quale cerca di contenere le esternazioni dei suoi colleghi perché ogni volta che aprono bocca lo spread sale, incidendo terribilmente sui conti da presentare giovedì prossimo, quindi sulle promesse che si potranno mantenere. Il quadro macroeconomico che delineerà Tria, infatti, si basa proprio sull’andamento dello spread di questi giorni e da esso dipendono le sorti tanto della Flat tax quanto del reddito di cittadinanza e della Fornero. A meno che a voler far saltare il governo non sia, a suo rischio e pericolo, Di Maio. Cosa improbabile perché a lui una seconda chance Grillo, Fico e di Battista non gliela daranno più. Per la Rai, con Foa la solita stagione di ricorsi con la Corte dei Conti già in prima linea. Nulla di nuovo sotto il sole, anche con il governo del cosiddetto cambiamento.
Luigi Bisignani, Il Tempo 23 settembre 2018