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Scalfari attacca Salvini, ma il vero razzista è lui

Siparietto tragicomico a diMartedì, il talk condotto da Giovanni Floris su La7. Eugenio Scalfari, il Fondatore di Repubblica, ha affermato: “Salvini è razzista, è per l’uomo bianco, per lui gli immigrati andrebbero non voglio dire trucidati ma eliminati”. Ieri la reazione social del ministro (“Questo atteggiamento mi fa schifo”) seguita da un goffo tentativo del Fondatore di rimangiarsi quasi tutto, specie la parola “eliminati” che sembra dipingere Salvini come un assassino.

La cosa divertente? Tra i due contendenti l’unico col razzismo certificato dal curriculum è proprio Scalfari. Il diciottenne Eugenio Scalfari, su Roma Fascista, il 24 settembre 1942, alla vigilia di un raduno a Venezia delle rappresentanze giovanili di Italia, Germania e Giappone, scrisse: «Il convegno di Venezia ha un significato essenzialmente politico; esso riunisce le forze migliori del Tripartito, quelle che sono depositarie e garanti dell’avvenire delle tre nazioni, quelle cui spetterà il compito gigantesco dell’Impero». Il collante dell’Impero? Ecco qua: l’Impero è «tenuto insieme da un fattore principale e necessario: la volontà di potenza quale elemento di costruzione sociale; la razza quale elemento etnico, sintesi di motivi etici e biologici che determina la superiorità storica dello Stato nucleo e giustifica la sua dichiarata volontà di potenza».

Non vi basta? Seconda razione: “Gli imperi moderni quali noi li concepiamo sono basati sul cardine razza, escludendo pertanto l’estensione della cittadinanza da parte dello stato nucleo alle altre genti». E Mussolini? «Ancora oggi è la stessa voce del Capo che ci guida e ci addita le mete da attingere. Oggi mentre sembra che Sua Maestà la Massa (come la definì il Duce in un lontano giorno) mascherata da veli più o meno adeguati tenti di riprendere il suo trono, è necessario riporre l’accento sull’elemento disuguaglianza, che il Fascismo ha posto come cardine della sua dottrina». Urca.

Peccati di gioventù, si dirà. Ed è vero. Come è vero il luogo comune che recita: solo gli stupidi non cambiano mai idea. E Scalfari è un uomo brillante. Quindi cambia spesso idea. Niente di male: l’importante è non fare poi il maestro di morale, rivolgendo agli altri accuse gravissime come quella di essere razzisti. Soprattutto sei il razzista sei (stato) tu.

La cosa tragica? Scalfari si è lasciato alle spalle il razzismo ma ha mantenuto quel senso di superiorità antropologica sfoggiata (si fa per dire) anche in questa occasione. Oddio, viene il dubbio. Questo senso di superiorità non sarà una forma di “razzismo” culturale?

Alessandro Gnocchi