Politica

Salvini, un processo inutile che non andava celebrato

Il caso Open Arms è la debacle della Ong e dei magistrati che hanno formulato un’accusa assurda

Salvini Open Arms

Che fosse un processo inutile, nato a scopi politici e non giuridici, lo so capisce dal post scritto da Oscar Camps poco dopo aver rimesso le pive nel sacco ed aver incassato la vittoria di Matteo Salvini: “Assolto dai giudici ma non dalla storia – scrive il gran capo della Open Arms – Continueremo a proteggere vite in mare”. Che sta un po’ a significare: abbiamo provato mandarlo alla sbarra non perché intimamente convinti che avesse commesso un reato, unico motivo utili a muovere le procure, ma per avere una bollinatura giudiziaria ad una valutazione meramente politica e “storica”. Cioè per “colpire” via tribunale quell’ex ministro che aveva fatto della lotta all’immigrazione clandestina e alle scorribande delle Ong il suo legittimo cavallo di battaglia.

Dopo l’assoluzione perché “il fatto non sussiste” non resta che attendere i 90 giorni per il deposito della sentenza. Ma il dispositivo non lascia molto margine all’immaginazione: la verità è che questo processo non sarebbe mai dovuto nascere, proprio perché era lampante che il reato contestato (sequestro di persona) fosse abnorme rispetto ai fatti, quasi impossibile da dimostrare e soprattutto riguardava decisioni intimamente politiche. Dunque legittime.

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Nessuno ha trattenuto la Open Arms in rada per 20 giorni. La Ong ha scelto deliberatamente di approdare solo in Italia, rifiutando non solo lo sbarco selettivo di Malta e il porto offerto alla fine dalla Spagna, ma anche la proposta da parte delle autorità italiane di essere scortata fino a Madrid. Difficile dire, come ha fatto Bongiorno per strategia difensiva, se alla fine si stata la Open Arms a sequestrate quegli immigrati per provare a sfondare il blocco dei porti imposto dal governo giallo-verde. Ma di certo non poteva essere contestata a Salvini la mancata assegnazione di un Pos: la linea dura è certamente censurabile a livello politico, se lo si ritiene, ma non legalmente. Anche un bambino avrebbe capito che il ministro dell’Interno non era un sequestratore: quale criminale farebbe uscire dalla nave del presunto sequestro i migranti fragili, malati e in condizioni critiche, lasciando libera l’imbarcazione di andarsene quando meglio crede?

Questo processo non andava celebrato perché già altri procedimenti simili erano morti sul nascere (Gregoretti, Diciotto). Perché è stato un inutile spreco di risorse e tempo (cinque anni, 24 udienze). Perché la politica, Matteo Renzi incluso, avrebbe dovuto bloccare sul nascere la richiesta di autorizzazione a procedere riconoscendo il primato delle scelte di governo: non può la magistratura sostituirsi al legislatore e processare ogni atto e comportamento politico.

Le parti civili faranno ricorso, questo è scontato. Si spera che almeno la procura prenda atto della sconfitta ed eviti un inutile e costoso processo di Appello. Che sarebbe ancora più scandaloso del primo.

Giuseppe De Lorenzo, 21 dicembre 2024