San Fabio Fazio, stai a sentire: hai stufato

Il conduttore di “Che tempo che fa” sceglie il ruolo di vittima: “Il regolamento di Sanremo fatto per punire me”. Sa di delirio di onnipotenza

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fazio sanremo 2024

È l’alba di un nuovo anno, io sono seriamente malato, nel 2024 faccio 60, almeno così mi auguro, sento il bisogno di essere più buono, più riflessivo, più maturo. E voglio inaugurare il calendario con un pensiero pieno d’amore: Fabio Fazio ha rotto i coglion*. Ma veramente. In modo proprio devastante, tipo palla da demolizione. E non se ne può più, e son convinto di interpretare il grosso dei lettori che ci seguono, e non se ne può più, e ‘na Maduina de coccio, come dicono ad Ancona, del continuo eterno implacabile vittimismo di questo miracolato dalla Rai che scatarra sempre sulla Rai: oggi lo fa dalle colonne del Corriere che gli confeziona una di quelle pseudo-interviste superflue che profumano tanto di pubblicità, non diciamo marketta, a cura, si dice il peccato e anche la peccatrice, di questa Angela Frenda: sfido chiunque a trovare anche l’ombra una domanda nella nebbia vaporosa di aroma di melassa. “Un’altra – il dolce crebbe – muove le disperate/bianchissime al giulebbe/dita confetturate”, poeterebbe Guido Gozzano.

Potenza degli impresari però questo intanto è un falso storico: Fazio non è stato giammai cacciato, epurato, violentato, violato, abusato dalla Rai, come vuole far credere, e invece la trattativa per Nove è partita con mesi d’anticipo perché c’era in ballo il raddoppio, grossomodo, dell’ingaggio. Ma forse per il ligure piddino il vero stupro sta nel cachet, se non glielo ritoccano ogni anno è un olocausto.

Detto questo, il resto è noia da vittimismo distillato: “Ah, il regolamento di Sanremo è fatto apposta per punire me”. E perché mai? Perché nei 3 giorni 3 successivi al Festival il vincitore non può andare fuori dalla Rai. Tre giorni. Capito perché ha rotto i coglion*? Qui siamo al delirio di onnipotenza, alla megalomania conclamata. A voi sconvolge che Il Volo o Annalisa non possano andare da Fazio nei 3 giorni successivi a Sanremo? C’era bisogno di una paginata agiografica, tra un “risultato storico” e un “siamo una squadra fortissimi”?

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Tutto questo parlarsi addosso, sempre, questo essere ombelichi del mondo, fingendo poi un basso profilo che è più falso delle campagne benefiche di Chiara Ferragni: “Ah, sono un uomo noioso (e su questo, nessuna obiezione), vivo di piccole cose, di gesti quotidiani, porto i mobili a casa dei miei genitori in attesa del trasloco”. Ma se le tue abitazioni sono manieri, se hai un patrimonio immobiliare da oligarca. Lui dice che basa la sua vita, e la carriera, sulle urgenze scolastiche dei figli, e la brava intervistatrice ci crede e cucina la vita del santo per il pubblico in evaporazione del Corriere. E su! Ma davvero Fazio trascorre le giornate in funzione dell’orario dei figli? Mai neanche una telefonata, un abboccamento col partito egemone? Ma dice su serio, questo?

E chissà se poi dice sul serio quando annuncia, con la solennità che si deve ai grandi fatti tragici della Storia, del determinismo, dello zeitgeist: “Fra 4 anni smetto”. Oddio, che sciagura. Per la Littizzetto, soprattutto. Oddio, no, ripensaci: come faremo senza di te, senza le tue costruzioni circolari di un leader, da Soumahoro a Zaki, da Casarini a Papa Gino? Come farà il tuo popolo, rabbi, senza la liturgia del fine settimana? Come farà il Pd, soprattutto, che ormai sembra abbarbicato ad un presente da armocromista, meglio influencer che povera crista?

Poi potranno dire che se uno ha rotto i coglion*, non ha senso che noi ci si occupi di chi li ha rotti; e invece sbaglia, perché una intervista del genere è segno dei tempi e non può non venire registrata. Perché oggi l’intervista-tipo è quella in cui le domande più ficcanti sono: “Cioè?” e “E cosa farà?”.

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Perché è assurdo, ma sintomatico, che un conduttore che chiagne e fotte, cioè incassa, ogni dannata settimana che il Padreterno manda in terra trovi modo di compiangersi, urbi et orbi, alimentando la favoletta dell’epurazione per causa della quale è finito a guadagnare il doppio. Perché non è possibile che nella politica dello spettacolo industriale ci si possa permettere di proiettare una immagine di sé simile a quella di un povero vecchio che guarda i cantieri mentre tutti sanno che sei uno dei personaggi più potenti della televisione, dunque della politica, dunque del Paese, che crei e disfi carriere, che passi le tue ore nell’intreccio dei poteri veramente forti, decisivi, anche grazie alla cerniera di un manager potente quanto te, che rappresenta l’intera banda del tuo programma (e difficilmente ne farai a meno, come ha appena fatto Amadeus con la concorrenza che voleva, una volta di più, mettere le mani sul “suo” Sanremo). Si, una gran rottura di balle, ma è quello che sta dietro, e anche davanti, che va considerato. Che va smentito, perché siamo di fronte ad un colossale miraggio.

Max Del Papa, 3 gennaio 2024

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