Nella bozza del decreto aprile, che nel frattempo è diventato decreto maggio, non è stata inserita la famigerata sanatoria per 300.000 immigrati irregolari (o 600.000, non s’era mica capito). Una sceneggiata che Teresa Bellanova, anche per non apparire quel che è, ovvero il burattino di Matteo Renzi, ha trasformato in una battaglia di principio, arrivando a minacciare le dimissioni. Sai che perdita…
In realtà, la sparata serviva al «senatore semplice» per rammentare all’ammucchiata giallorossa, dopo un paio di mesi di tregua sanitaria, che nel governo è lui ad avere il coltello dalla parte del manico. È il solito spettacolino: il Bomba fa detonare una carica d’avvertimento, alza il tiro, manda in fibrillazione la maggioranza alla vigilia di un appuntamento cruciale; Giuseppe Conte, per il quale, politicamente, lo scranno di Palazzo Chigi è come l’ossigeno in terapia intensiva, tenta una mediazione; e mentre il nostro Churchill negozia l’appeasement, il leader del Pd, Nicola Zingaretti, prova a spaventare il turbolento alleato con la minaccia delle elezioni anticipate, forte delle intenzioni attribuite al Colle. Come a dire: vuoi mostrare i muscoli? Ricordati che se salta il banco, tu sei al 2%.
Una tristissima farsa, cui il Paese deve assistere mentre prova, con fatica e timore, a rimettersi in moto. Peraltro, quasi senza aiuti. Perché al netto delle anticipazioni, degli annunci e delle bozze, lo stato attuale è questo: prestiti per le aziende ingolfati tra le scartoffie e le paure di banche e imprenditori; cassintegrati lasciati senza assegno; molte partite Iva ancora in attesa dell’elemosina di 600 euro; scadenze fiscali tra un mese; ed Europa che latita, o al più cerca di convincerci che non userà il cappio del Mes per impiccarci.
Se proprio doveva fare casino, Renzi poteva scegliersi un argomento meno ridicolo. L’urgenza di procurare manodopera agli agricoltori è reale. Era la soluzione, a quanto pare sostituita dal prolungamento dei permessi di chi già lavorava in campagna, a essere squinternata. Allo stesso problema, gli altri Paesi hanno ovviato in modo diverso. La Francia ha fatto appello a disoccupati e cassintegrati: hanno risposto in più di 200.000. Non tutti braccianti esperti, ma possono imparare. È la strada battuta pure dalla Spagna. La Germania è stata ancora più scaltra: ha subito siglato accordi con Polonia, Bulgaria e Ucraina per corridoi verdi dedicati ai lavoratori stagionali. Da noi, la Bellanova ci ha provato con la Romania, che la tiene ancora sulla graticola. In un’intervista del 21 aprile, aveva descritto lo stato delle trattative con una supercazzola: «Con l’ambasciatore rumeno abbiamo avviato un confronto positivo». Fuffa. Peraltro, le stesse associazioni d’impresa agricole hanno bocciato l’idea di Italia viva: da Dino Scanavino, di Cia-Agricoltori, a Ettore Prandini di Coldiretti, che infatti considera «fondamentale riaprire quanto prima i corridoi verdi».