Non ci sogneremmo mai di sostenere che Gad Lerner ieri sera, guardando Gennaro Sangiuliano al Tg1 confessarsi con Gian Marco Chiocci, abbia provato quel brivido che in gergo giornalistico si chiama: invidia. O meglio: stai a rosicà! Oppure ha perso il fiuto del cronista, non può essere altrimenti. Perché sennò si sarebbe ben guardato dal prendere in giro il direttore del tg della rete ammiraglia, come ha fatto, senza capire che in realtà il colpo era grosso e avrebbe premiato il termini di ascolti. E di notiziabilità.
Ieri sera, poco dopo le lacrime del ministro della Cultura, il nostro si è fiondato su X (ma non era il social del fasci e dei no vax?) per fare ironicamente i complimenti al direttore del Tg1 per “il vero e proprio scoop giornalistico che illuminerà per sempre la sua carriera e che resterà fra le pagine più gloriose della storia del telegiornale pubblico”. Simpatico. Peccato che stamattina siano usciti i dati degli ascolti che, senza ideologia alcuna, come solo i numeri sanno fare, hanno certificato che l’intervista ha superato i 3,2 milioni di telespettatori raggiungendo uno share del 18,6%. Tanto? Poco? Se non ha fatto il “botto”, come qualcuno si è sperticato ad analizzare senza grandi risultati, di sicuro ha interessato milioni di telespettatori. C’è chi venderebbe l’anima per ascolti così.
Il punto è che, come ben sa Lerner, l’intervista di Sangiuliano va vista sotto due punti di vista. Partiamo da quello politico: come abbiamo detto stamattina, l’errore del ministro (e di chi l’ha consigliato) è quello di essersi prestato all’umiliazione in tv. Le lacrime. Le scuse alla moglie. Il capo coperto di cenere per la premier. Non è il massimo un ministro che scodella le sue relazioni sentimentali come se avessero rilevanza pubblica (e non ce l’hanno almeno finché qualcuno non dimostrerà che sono stati spesi soldi pubblici). A che pro questo show di contrizione e Santa Inquisizione? Ha ragione Flavia Perina a sostenere che, forse, sarebbe stato meno mortificante dare le opportune giustificazioni in Parlamento.
L’altro aspetto è invece quello giornalistico. Se Sangiuliano ha deciso volente o nolente di auto-flagellarsi, quello che un bravo cronista deve fare è cercare in tutti i modi di mettere la frusta di fronte alla sue telecamere. Cioè evitare che il ministro vada a piangere da un’altra parte e si porti via i telespettatori. Semplice. Le aperture dei giornali, dei siti online, delle riviste e dei telegiornali ci dicono che l’argomento del giorno – vuoi o non vuoi – è la relazione extraconiugale tra Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia. Giusto? Sbagliato? Poco importa. Poter trasmettere la versione del penitente è uno colpo giornalistico. Fine. Tanto che, il giorno prima, La Stampa aveva confessato di aver richiesto un’intervista al ministro per lo stesso motivo. Sangiuliano si è limitato ad inviare una lettera: secondo voi il direttore l’ha tenuta per sé, per evitare di dargli troppo spazio, o l’ha pubblicata? Ovviamente, la seconda opzione che però non ha scatenato l’ironia di Lerner. Chissà come mai.
Piccola nota a margine. Ci sono poi due modi per intervistare un politico: fare tutte le domande del caso, come avvenuto ieri sera, oppure applaudirlo al suo ingresso nella sala conferenze. Do you remember Mario Draghi?
Giuseppe De Lorenzo, 5 settembre 2024
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